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ROSARIA TALARICO
ROMA
Impraticabile. L?idea di reinserire in azienda gli «esodati» che avevano siglato accordi per la mobilità o la pensione viene respinta al mittente sia da Confindustria che dai sindacati. Escluso che si possa risolvere il problema obbligando le aziende a riassumere. «È un problema sociale serio – afferma Giampaolo Galli, direttore generale di Confindustria – spero che il ministero riesca ad arrivare a una qualche soluzione, ma non può comportare il reinserimento forzoso di queste persone nelle aziende da cui sono usciti. I posti di lavoro che ricoprivano, oggi non ci sono più e le aziende devono essere libere di assumere le persone che ritengono sia opportuno avere». Una linea condivisa anche dai sindacati.
«Tutti gli accordi dei mesi scorsi hanno lasciato vuoti dei posti utilizzati, con il turn over, da altre persone, soprattutto giovani. Quindi, non mi sembra assolutamente facile il rientro» sostiene il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. Scettico anche il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti: «Bisogna vedere se quei posti di lavoro ci sono ancora e se le aziende sono disposte a riassumere gli esodati». Bonanni prosegue considerando la proposta un?idea campata in aria. «In realtà, il pasticcio originario è una riforma pensionistica fatta senza discutere con nessuno. L’effetto deleterio è stato questo esercito di persone abbandonate a sè stesse, gli esodati, che stanno pagando un costo enorme. Il governo deve rimediare al proprio errore con una nuova norma per mettere in salvo chi ha fatto accordi collettivi, resi poi vani dalla riforma entrata in vigore quest’anno».
Anche la Cgil punta a far garantire il pensionamento degli esodati, pur considerando le angustie dei vincoli del bilancio statale. «Dove ci sono le condizioni abbiamo fatto accordi per il rientro al lavoro» ha spiegato Susanna Camusso, segretario generale della Cgil «ma non si può fare per le aziende chiuse, fallite, per gli accordi individuali o per le aziende dove sono previsti nuovi ingressi. Non si può far finta di niente. Chiedo che quelle persone vadano in pensione con le vecchie regole, come è sempre stato». Poi rivolgendosi al ministro del Lavoro, Elsa Fornero, la invita a rendersi conto che è la prima volta nella storia che si fanno norme senza regole di salvaguardia: «Non è mai esistito e non esiste in nessun paese. Non si fanno le riforme lasciando a piedi le persone».
L?altra ipotesi a cui starebbe lavorando il governo per sbrogliare la matassa degli esodati è quella degli incentivi. Sarebbero corrisposti alle aziende che assumono persone con più di 50 anni disoccupate da almeno un anno e a chi sperimenta forme di lavoro part time da associare all?incasso di una parte dell?assegno pensionistico. «È un?idea che si può prendere in considerazione» sostiene Galli, mettendo però in guardia dagli automatismi: «sulla base di questi incentivi le aziende devono essere libere di valutare se vi è una convenienza ad assumere queste persone oppure no».