Autostrade più care ma per le società non basta
L’anno nuovo in autostrada comincia (anche) con i rincari al casello. Da ieri sono scattati infatti gli aumenti dei pedaggi autostradali che incideranno in media sulle tasche degli automobilisti per il 2,91%. Ma i concessionari autostradali (che subordinano gli investimenti all’aumento delle tariffe) non sono contenti e protestano contro la decisione dei ministeri competenti di dare il via libera solo ad una parte dei rincari richiesti.
Su quattro tratte di concessionarie controllate dal gruppo Gavio (Milano-Torino, Torino-Piacenza, Tirrenica e Brescia-Padova) i rincari sono stati congelati.
Per l’Aiscat (la società che rappresenta i concessionari) si tratta di una decisione «incomprensibile» e fa presente che la decisione del governo non è coerente con l’impegno assunto dalle società a fare investimenti per 40 miliardi di euro. L’Aiscat denuncia inoltre «la scarsa attenzione sia nei confronti del mercato sia degli investitori, dimostrata anche dal fatto che l’esecutivo ha atteso l’ultimo giorno utile». Le concessionarie autostradali per le quali sono stati bloccati gli aumenti (alcune delle quali quotate in Borsa) stanno valutando la possibilità di intraprendere eventuali azioni legali a loro tutela. I rincari sono già effettivi su alcune tratte, ma non sono uguali per tutti. Si pagherà il 3,47% in più su Autostrade per l’Italia (tra cui Milano-Roma-Napoli), il +3,70% sull’autostrada dei Fiori, il +2,24% sulla Torino-Savona, il 7,56% sull’autostrada dei Parchi, il +3,93% sull’autostrada ligure-toscana e dell’1,21% su quella del Brennero. Gli aumenti sono invece a due cifre, una vera e propria stangata, sulle Autovie Venete (+12,63%), sul passante di Mestre (13,55%), sulle autostrade Valdostane (+11,55%) e sul raccordo autostradale della Valle d’Aosta (+14,44%).
«Noi siamo contrari ad aumenti – affermano il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti e di Adusbef, Elio Lannutti – perché ci sono ricadute economiche non solo per gli effetti diretti sugli automobilisti, ma anche per quelli sui prezzi delle merci trasportate. Il 2,9% è comunque sopra il tasso di inflazione, un valore eccessivo, che richiede grande attenzione nella verifica degli investimenti fatti». E proprio su questo punto l’Aiscat difende invece il proprio operato: «A fronte dell’impegno profuso da parte dell’intero comparto autostradale anche nel 2012 risulta del tutto incomprensibile l’azione del governo, in forza della quale è stato sospeso per alcune concessionarie ogni adeguamento tariffario, ovvero è stato riconosciuto solo un parziale adeguamento, pur in presenza di rilevanti investimenti già realizzati. In particolare il metodo dell’ultimo giorno non appare assolutamente in linea con l’importanza derivante da dispositivi di questo genere».
Le società autostradali ricordano che c’è già un impegno a realizzare investimenti per circa 40 miliardi di euro. «Investimenti il cui finanziamento è da considerarsi ora a rischio se viene meno la certezza regolatoria, con pesanti conseguenze – avverte l’Aiscat – per il sistema autostradale e per il sistema Paese». Dal ministero dello Sviluppo economico rispondono invece che è prevista un’attività di verifica e controllo, prima di concedere gli aumenti. La decisione del ministero dunque sarebbe stata presa in via cautelativa. Come dire, l’aumento non è stato concesso, ma potrebbe comunque scattare in futuro. Con buona pace degli automobilisti che per ora avevano scampato il pericolo.