Rapporto Il documento di Unioncamere sull’occupazione Emorragia più lenta ma addio ad altri posti

L’emorragia non è stata bloccata, ma almeno è più lenta. Nel 2010 le imprese italiane assumeranno 830 mila persone (50 mila in più di quanto fatto nel 2009), ciononostante il risultato è negativo: 173 mila posti di lavoro in meno e un calo dell’occupazione pari all’1, 5%. Ma la contrazione dovrebbe essere inferiore a quella del 2009, quando la flessione ha toccato il -2%.
Sono questi i dati che emergono dal rapporto Unioncamere 2010, il dossier annuale sull’andamento dell’economia italiana dal punto di vista delle imprese. Per aprile-giugno, il 30% delle aziende prevede una crescita del fatturato rispetto al primo trimestre, mentre solo l’11% si attende una diminuzione. Tra gennaio e marzo 2010, infatti, le performance del settore manifatturiero, pur restando su valori negativi, mostrano di aver superato i picchi toccati nel secondo trimestre del 2009. Il cauto ottimismo degli imprenditori è confermato da Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere: «Le anticipazioni dei dati sull’occupazione confermano che il punto di maggiore flessione è probabilmente superato e che il sistema, pur continuando a espellere risorse, sta seguendo una traiettoria più moderata rispetto a quella di Paesi a noi più prossimi».
A livello territoriale, sembra essere il Centro Italia l’area in cui la flessione occupazionale sarà più contenuta (-1,3%). Al Nord invece dovrebbe attestarsi intorno alla media nazionale (-1,5%), mentre al Sud il fenomeno è più marcato (-1,6%). «Dobbiamo accompagnare la propensione delle imprese a cogliere l’opportunità della ripresa soprattutto con investimenti in capitale umano» ha sottolineato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Altro segnale positivo, secondo Dardanello, è che le assunzioni aggiuntive (il 42%, pari a una cifra superiore alle 21 mila unità) sono destinate a figure ad alta specializzazione professionale.
Gli effetti della crisi economica sono comunque presenti e avranno probabilmente un impatto occupazionale più marcato sulle imprese industriali (-2,5% la variazione attesa dello stock dei dipendenti tra la fine del 2009 e la fine del 2010) rispetto a quelle delle attività terziarie (-0,7%). Nel 2010 si registrano inoltre 123 mila aperture di nuove imprese tra gennaio e marzo, 4.700 in più rispetto allo stesso periodo del 2009. Si tratta di un’apprezzabile inversione di tendenza rispetto agli ultimi due anni (in cui le imprese iscritte nel primo trimestre erano invece diminuite di circa 12 mila unità).
Dalle cifre del rapporto, secondo il ministro Sacconi emerge «la vitalità del sistema produttivo italiano, con una natalità delle imprese importante, accanto a una mortalità che conosciamo». Un dinamismo che si riflette anche sulla registrazione di brevetti e marchi: tra le 12 nazioni più industrializzate del mondo, l’Italia è ottava per numero dei brevetti europei depositati; quarta per i marchi comunitari; seconda per le domande di design.
A livello settoriale, la crescita attesa nel biennio 2010-2011 sarà più sostenuta, oltre che per tutta la filiera energetica, per il comparto elettronico ed elettrotecnico e per quello della meccanica e dei mezzi di trasporto, trainati dalla domanda di infrastrutture e dall’accumulo di capitale nelle economie emergenti del pianeta. Asia e America Latina appaiono le aree più promettenti, ma tassi di crescita significativi sono attesi anche dai nuovi Paesi della Ue. Le famiglie italiane continuano invece a ridimensionare la spesa dei beni non alimentari che registrano la maggiore riduzione tendenziale delle vendite, pari a -3,3%.


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