Gli economisti della Svimez hanno inventato un modo meno brutale per dirlo: tsunami demografico. Tradotto significa che presto ai vari problemi che affliggono il Sud Italia se ne aggiungerà un altro, quello dell?invecchiamento della popolazione. Un?onda anomala di over 75 (la previsione è una crescita di dieci punti percentuali nel 2050) travolgerà i pochi giovani non ancora emigrati (di cui lavora uno su tre). È l?unico dato con il segno più davanti in un quadro che mostra medie inferiori al Paese in tutti gli ambiti, dal Pil all?occupazione.
Il prodotto interno lordo (indicatore che misura la ricchezza di un?area) nel Mezzogiorno è aumentato dello 0,2% (un punto e mezzo in meno di quello del Centro-Nord, +1,7%). La Cenerentola è la Campania, con 16.372 euro di Pil pro capite, la metà esatta della Lombardia, che guida invece la classifica delle regioni più ricche. È questa la fotografia che emerge dal rapporto sull?economia del Mezzogiorno che Svimez elabora ogni anno.
Napoli è la città da cui si emigra di più (-108 mila in 10 anni), seguita da altre cittadine campane come Torre del Greco (-19 mila), Nola e Aversa (-11 mila). Una diaspora che è stata parzialmente bloccata dalla crisi del 2008-2009, che ha colpito anche i pendolari meridionali. Nel 2010 sono stati 134 mila, di cui 121 mila diretti al Centro-Nord e oltre 13 mila all?estero. Ma si sono ridotti del 22,7%, in valori assoluti circa 40 mila in meno rispetto al 2008. Meno emigranti, ma più qualificati (+6% i laureati). La cosiddetta «fuga di cervelli», che sarebbe più corretto chiamare «spreco di cervelli»: una sottoutilizzazione di dimensioni abnormi del capitale umano con formazione universitaria, che ormai non trova una valvola di sfogo nemmeno nelle migrazioni. Eppure restare al paese natio non è una soluzione visti i tassi di disoccupazione, specie tra i giovani. In testa alla non invidiabile classifica, la Sicilia, con un tasso del 14,7%, seguita dalla Sardegna (14,1%) e dalla Campania (14%). In valori assoluti i disoccupati sono aumentati di 59 mila unità nel Mezzogiorno, di cui 18.500 in Campania e 12.600 in Puglia.
Il tasso di disoccupazione reale al Sud è del 25% (10% nel Centro-Nord). La domanda di lavoro cresce in un settore in cui però gli italiani non sono più disposti a lavorare: l?agricoltura. Nel Sud cresce la domanda di impiego agricolo (+2%), dopo la forte flessione del 2009 (-5,8%), con un boom in Calabria e Abruzzo, superiore al 10%. Numeri tutti negativi invece per l?industria, che è a rischio estinzione. Pur essendo presenti al Sud meno del 30% degli occupati italiani nel settore industriale, la crisi ha causato il 60% delle perdite di lavoro. La dinamica dell?occupazione industriale è sensibilmente negativa in Sicilia (-8,1%), Calabria (-6,9%) e Campania (-6,1%).
La speranza per il futuro risiede nelle energie rinnovabili, specialmente sviluppando la geotermia. Nel 2009 la produzione lorda di energia elettrica da fonti rinnovabili (idraulica, eolica, solare, geotermica, rifiuti, biomasse e biogas) è stata pari al 23,7% del totale di elettricità prodotta nel nostro Paese. Soltanto l?energia eolica viene prodotta per il 98% nel Mezzogiorno (26% in Puglia, 22% in Sicilia, 18% in Campania). A livello di impianti, ben il 96% sono fotovoltaici. Tra le regioni meridionali, mantiene il primato la Puglia che detiene il 28% del totale meridionale, seguita da Sardegna (22%) e Sicilia (20%). La geotermia ad oggi è utilizzata solo in Toscana. Invece le aree italiane con la maggiore ricchezza si trovano lungo il Tirreno meridionale, in Campania, Sicilia e in un?enorme area off shore che va dalle coste campane alle Isole Eolie.
I «terroni» – in nomen omen – proprio dalla terra potrebbero trovare una chance di sviluppo.
DOSSIER/IL RAPPORTO DELLO SVIMEZ Il Meridione invecchia e rischia lo ?tsunami demografico? Solo la terra dà occupati. La speranza? Energie rinnovabili
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