ROSARIA TALARICO
ROMA
 P aolo Buzzetti, presidente dell?Ance  (Associazione nazionale costruttori edili) cosa si aspetta dalle  prossime mosse del governo in tema di infrastrutture?
«La situazione  è difficilissima, in particolare per le imprese di costruzione. Il  problema principale è quello dei ritardati pagamenti, che si  ripercuote su tutta la filiera e sui privati. Inoltre la politica di  rigore di Tremonti è stata un freno e non un incentivazione  all’edilizia. In quattro anni abbiamo registrato il 40% in meno di  impegni di spesa pubblica. Con il risultato di una riduzione degli  investimenti e la chiusura del mercato».
Far ripartire le grandi  opere è una soluzione?
«Non solo. Ci vogliono anche opere minori che  innescano più rapidamente il circolo virtuoso di occupazione. Un  miliardo investito in edilizia porta circa 17 mila occupati e ha un  effetto moltiplicatore di tre miliardi. Un processo che sui progetti  di piccola portata è ancora più veloce. Il ministro Profumo ci ha  coinvolto per evitare che le scuole cadano sulle teste dei nostri  figli. Ha sbloccato un po’ di soldi pubblici e grazie al project  financing interverranno anche i privati. Ha rimesso in moto la  macchina».
La colpa è sempre di chi ha governato prima?
«Non dico  questo. Ad esempio il governo Berlusconi aveva trovato due miliardi  per ridurre il dissesto idrogeologico dovuto all’orografia  dell’Italia. Noi abbiamo calcolato che ne servirebbero cinque per  evitare altri disastri e i progetti sono già pronti a livello dei  comuni. Ma ci vorrebbe un piano che allenti il patto di stabilità,  almeno per quanto riguarda alcune opere di emergenza. La capacità di  fare dei piani l’abbiamo persa dal dopoguerra e dovremmo invece  seguire l’esempio spagnolo, che ha varato un piano di emergenza di  piccoli interventi con una regia statale».
Il problema forse è più  di reperimento delle risorse finanziarie che di pianificazione.
«Questa è un po’ una barzelletta. Non parliamo di grandi cifre. E i  comuni che hanno i soldi non li possono spendere in virtù di vincoli  impossibili. Inoltre escludendo il project financing siamo ingabbiati  in norme folli. Se lo si utilizza per le carceri perché è impossibile  trovare i soldi per scuole e dissesto idrogeologico? Certo anche le  banche devono fare la loro parte in questo momento. La concessione di  liquidità è essenziale anche se pure gli istituti di credito sono in  difficoltà e sottoposti alle regole dell’Europa, che chiede rigore.  Speriamo che il presidente Monti riesca a convincere la Banca europea  a intervenire seriamente rompendo vincoli folli, allentando la  burocrazia e dando liquidità alle banche. Altrimenti gli altri  discorsi non reggono».
Lo sblocco dei finanziamenti per alcune grandi  opere non conta?
«Assolutamente sì e ho molto apprezzato l’idea di  coinvolgere la piccola e media impresa nella realizzazione delle  grandi opere. Noi ci siamo battuti molto per questo. Servono poi una  serie di semplificazioni per battere la burocrazia: è assurdo  impiegare più tempo per aprire i cantieri che per realizzare l’opera.  Ci vuole buon senso per riaccendere i motori della nostra industria e  l’edilizia è fondamentale».
C’è l’investimento nella costruzione  delle case popolari.
«L’housing sociale era un pacchetto costruito  molto bene da Tremonti. Il problema è la solita lentezza italica e lo  scarso dialogo tra Stato ed enti locali. Dopo la batosta sulla casa  bisognerebbe avviare un programma di incentivazione fiscale per  l’acquisto e la ristrutturazione della prima casa. Abbiamo un  patrimonio edilizio vecchio di 50 anni che al 70% va ammodernato  rifacendo l’impiantistica. C’è poi un altro punto.
Quale?
«L’apertura del mercato. L’Autorità di vigilanza sui lavori pubblici  ha calcolato che 28 miliardi l’anno sfuggono alla trasparenza della  gara pubblica perché sono a discrezione totale del soggetto. Si fanno  troppe assegnazioni senza gara o in house e occorrerebbe aprire di  più il mercato dei servizi pubblici locali o dei grandi  concessionari. Con Autostrade abbiamo avviato un positivo discorso in  questo senso».
Il presidente dei costruttori ?I ritardi nei pagamenti stanno uccidendo il mercato? Buzzetti: ?Il rigore ha ridotto del 40% la spesa pubblica?
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