ROSARIA TALARICO
ROMA
Il più bel regalo di Natale, per sé e per i  genitori che hanno potuto riabbracciarlo. Francesco Azzarà, il  cooperante di Emergency liberato due giorni fa in Sudan dopo quattro  mesi dal suo rapimento, è arrivato ieri all’aeroporto di Reggio  Calabria perfettamente rasato e con indosso la maglietta di  Emergency, accolto da una folla festante. Barba lunga, cappellino  bianco in testa, sorridente ma visibilmente provato: così era apparso  invece al suo arrivo a Roma, tappa obbligata prima del rientro a casa  per essere interrogato sulla sua prigionia presso una caserma  carabinieri del Ros. Sul suo sequestro infatti la Procura di Roma  aveva aperto un fascicolo di indagine ipotizzando il reato di  sequestro di persona con finalità di terrorismo. L’indagine è stata  affidata dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti, al sostituto  Elisabetta Cenniccola.
Nel corso delle cinque ore di interrogatorio  con il pm e gli ufficiali del Raggruppamento operativo speciale,  Azzarà ha ricostruito il periodo di prigionia, raccontando di essere  stato spostato varie volte. «Ci sono state – ha detto – situazioni  particolari ma compatibilmente con quello che succedeva sono stato  trattato abbastanza bene». Dopo l’atterraggio all’aeroporto militare  di Ciampino, Francesco ha espresso un desiderio: «Voglio tagliarmi la  barba», non prima di essersi commosso scendendo dalla scaletta  accolto da diversi rappresentanti istituzionali. Poi forse avrà  accantonato temporaneamente i ricordi di questi mesi difficili per  essere travolto dalla gioia e dagli applausi di amici e parenti che  hanno trasformato Motta San Giovanni, un paesino in provincia di  Reggio Calabria, in una luminaria. Ad attenderlo davanti casa c’erano  oltre 150 persone. Sui balconi striscioni con scritte di bentornato.  «Non so dove abbia dormito in questi quattro mesi, ma questa sera  Francesco avrà un letto speciale» ha detto la madre Fortunata Legato,  che insieme con il marito, Santo Azzarà, ha ringraziato il presidente  della Repubblica e lo staff della Farnesina. «Abbiamo vissuto attimi  difficili – hanno detto i genitori di Francesco – fino a qualche  giorno fa, quando siamo stati convocati a Roma e si paventata  l’ipotesi che la liberazione potesse slittare di alcuni mesi. Poi  siamo stati raggiunti dalla bella notizia della sua liberazione».
Francesco era stato rapito il 14 agosto in Darfur, una regione  poverissima del Sudan. «Non ho mai contraddetto la sua scelta di  lavorare all’estero – ha raccontato Fortunata – ma sia chiaro che  avevo sempre paura per queste missioni».
È RIENTRATO IN CALABRIA IL COOPERANTE DI EMERGENCY RILASCIATO DOPO IL SEQUESTRO IN DARFUR Azzarà riabbraccia i genitori “Trattato bene dai rapitori” L’arrivo a Ciampino e l’interrogatorio dai Ros: poi il volo verso la famiglia
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