Rosaria Talarico

"Natural born journalist"

Per le liberalizzazioni Bersani vuole i referendum «Le nuove riforme non saranno lasciate in balìa delle geometrie parlamentari»


ROSARIA TALARICO
ROMA
I prossimi protagonisti delle liberalizzazioni saranno gli stessi cittadini.
Nel senso che, attraverso lo strumento democratico del referendum,
l’iniziativa per eliminare privilegi stantii sarà direttamente in mano al
popolo. L’idea è stata annunciata da Pierluigi Bersani, il ministro dello
Sviluppo economico che più di altri ha fatto dell’abbattimento degli
steccati la sua missione. Dunque la guerra senza quartiere alle posizioni di
vantaggio non agganciate al merito o al mercato non si placa. Bersani, in
un’intervista al settimanale Economy, battezza così la prossima tappa: «una
lenzuolata referendaria che potrebbe partire dal basso, perché le
liberalizzazioni non possono essere lasciate alle geometrie parlamentari».
Ecco allora che lo strumento più adeguato è il referendum: quello classico,
ma anche quelli previsti dagli statuti regionali e l’iniziativa di legge
popolare.
Un modo anche per allontanare le accuse di far piovere i provvedimenti che
riguardano il consumatore dall’alto del ruolo ministeriale. In realtà il
ministro emiliano concepisce il progetto non tanto con riferimento alla sua
attività governativa, ma come «arma di combattimento del Partito
democratico». Tanto da averlo scritto già un mese fa nelle sue «Idee per il
partito nuovo», in pratica il suo contributo al Pd dopo la rinuncia a
correre per le primarie. Dopo un riferimento alla «destra populista e
corporativa che dovrà restituirci la parola libertà», Bersani scrive: «Non
c’è settore dell’economia e della finanza, dell’organizzazione sociale,
delle professioni e dei mestieri, della scienza e dell’università che non
sia segnato in una qualche misura da meccanismi relazionali, corporativi o
monopolistici. Questi meccanismi vanno nominati ad uno ad uno e smantellati
o corretti radicalmente con l’iniziativa legislativa e, laddove possibile e
necessario, con l’iniziativa popolare e referendaria». Più chiaro di così.
Certo, la strada per correggere il corporativismo che strozza molti settori
produttivi in Italia è irta di ostacoli. Anche se ad essere considerato
insidioso non è tanto il baccano pittoresco dei tassisti non appena sono
state messe in discussione le loro licenze. Ben più temibili sono le lobby
annidate in Parlamento. A partire da quella degli avvocati (una nutrita
schiera tra deputati e senatori). Per non parlare delle cordate a difesa
degli interessi di compagnie telefoniche, banche, assicurazioni e notai.
Silenziose nelle rimostranze e pronte a tirar fuori l’emendamento giusto al
momento opportuno. La task force di Bersani continua a lavorare sulle
liberalizzazioni sulla base delle segnalazioni che arrivano da ogni parte,
dall’Antitrust all’Europa. Ma il discorso «è quanto mai politico e
culturale» spiega il ministro «teso al recupero del senso civico, dando
nello stesso tempo una carta d’identità agli aderenti al Pd».

Rosaria Talarico

Rosaria Talarico

Giornalista professionista, è laureata in Scienze della Comunicazione presso l'Università La Sapienza di Roma con una tesi sulle tecniche di intervista. Collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani (L'espresso, La Stampa, Il Foglio, Il Corriere delle Comunicazioni, Economy) occupandosi di vari settori. Scrive articoli di economia, finanza, cronaca, politica, esteri, media e tecnologia. Nel 2007 ha vinto la sezione giovani del premio Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) con il reportage sul precariato nel mondo della scuola pubblicato dal quotidiano La Stampa. In passato ha lavorato per Milano Finanza (Class Editori) e il settimanale Il Mondo (Rcs), nelle redazioni di Roma e Milano. Nel 2008 ha fatto parte dell'ufficio stampa del Ministero dei Trasporti. In precedenza, sempre nell'ambito degli uffici stampa, ha lavorato per le Camere di commercio italiane all'estero e per la società aeronautica Aérospatiale Matra Lagardère Internationale (ora Eads).

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