L?UNIONE SINISTRA NEL MIRINO Mastella: no ai ministri in piazza ?Altrimenti è crisi?. Anche Veltroni e Marini contrari
ROSARIA TALARICO
ROMA
Aveva iniziato Franco Marini ieri mattina a «rivendicare il diritto del
nascente Partito democratico a verificare le sue alleanze per le prossime
elezioni perché questo è l?abc della politica». Da Telese, dove è
intervenuto alla festa dell?Udeur, il presidente del Senato ha inoltre
definito «un paradosso» che la sinistra radicale si appresti a manifestare
in piazza contro l?intesa del governo sul welfare.
E dallo stesso palco nel pomeriggio è stato ancora più netto l?alt lanciato
da Walter Veltroni: «Non può essere che i ministri scendano in piazza contro
il governo di cui fanno parte». Sull?ipotesi di nuove alleanze per il
Partito democratico, Veltroni ha chiarito che «in democrazia si vota e chi
vince governa. Quindi per ora questo è il governo, poi nella prossima
legislatura vedremo». Aggiungendo che il suo sostegno al governo «non è solo
un atto di responsabilità, ma anche di rispetto per i cittadini che lo hanno
scelto».
Ma alla fine è da Clemente Mastella che arriva un ultimatum sullo «sciopero
nefasto» del 20 ottobre promosso dalla sinistra radicale: «Se i ministri
scendono in piazza è crisi di governo. C?è il rischio che si avveri ciò che
auspica Berlusconi, cioè che si voterà il prossimo anno. Il 20 ottobre è lo
spartiacque». E il ministro della Giustizia non si ferma qui: entro il 14
ottobre (data delle primarie del Pd, ndr) bisognerà far partire l?iter per
la riforma elettorale sul modello tedesco ed evitare ad ogni costo il
referendum. Altrimenti, per il ministro della Giustizia sarà «guerriglia
politica» in Parlamento con il rischio di una crisi di governo e «nuove
elezioni» con l?attuale sistema di voto. Mastella liquida come «uno sciopero
nefasto» la manifestazione in programma a ottobre che rivela «un
atteggiamento suicida» nella maggioranza di centrosinistra.
Anche Veltroni interviene sul tema della legge elettorale. E? d?accordo con
Mastella sul sistema tedesco (che però «avrebbe bisogno di alcune
correzioni»), ma ricorda anche la bozza Chiti, «un proporzionale con un
premio di maggioranza». Quindi elenca altre ipotesi: «C?è il sistema
tedesco, che avrebbe bisogno di alcune correzioni, come l?indicazione
preventiva delle alleanze. C?è il sistema francese, che assegna un premio di
maggioranza. C?è anche il sistema spagnolo, e io non voglio entrare nel
dettaglio». Mentre per il candidato al Pd è sicuramente sbagliato quello che
ha detto Berlusconi due giorni fa sempre a Telese, e cioè andare alle
prossime elezioni con l?attuale legge elettorale. Perché si avrebbe un?altra
situazione di incertezza per poter condizionare il governo. Questo non è
virtuoso per il Paese».
Sul fronte dell?opposizione referendum e legge elettorale destano qualche
malumore. Ignazio La Russa, capogruppo di An alla Camera, bacchetta il
Carroccio: «La Lega può dire ciò che vuole. Io non faccio processi alle
intenzioni. Mi limito a valutare le dichiarazioni di Berlusconi che a Telese
si è detto neutrale sul referendum e contrario al sistema tedesco». Il
riferimento è per Roberto Maroni della Lega. Anche lui chiama in causa il
Cavaliere: «Apparentemente le dichiarazioni di Berlusconi contrastano con
l?impegno che ha assunto con Bossi, cioè di fare una nuova legge elettorale
e evitare il referendum. Oggi, però sono stato da Bossi, abbiamo chiamato
Tremonti e ci ha confermato che lunedì sera andremo ad Arcore a chiarire
tutto». Ma il capogruppo va oltre e annuncia che in quella occasione Bossi
chiederà a Berlusconi un?iniziativa concreta per fare una nuova legge in
Parlamento. «Vedrete – assicura Maroni – che anche la bocciatura di
Berlusconi del sistema tedesco può essere rivista». Infine l?Udc, attraverso
il segretario Lorenzo Cesa, chiede una svolta sulla legge elettorale «per
dare al Paese un assetto più stabile e per far questo ci vuole una riforma
seria. In nessun Paese europeo ci sono governi che vengono ricattati dalla
sinistra estrema».