Sud Italia, metà famiglie sono a rischio povertà
ROSARIA TALARICO
ROMA
Non solo Cenerentola d’Italia. Il Mezzogiorno quest’anno ha allargato il suo
primato negativo all’Europa. Il Sud che arranca nella sua annosa rincorsa
del Nord cresce meno delle aeree deboli degli altri Paesi europei. Secondo
il rapporto Svimez 2008, dal 2000 al 2007 il tasso di crescita dell’economia
meridionale è stato del 2%, un dato che non regge il confronto con quello
della Spagna (+4,9%), dell’Irlanda (+5,5%) e della Grecia (+6,2%). Paesi
che, proprio grazie ai processi di crescita di queste aree ormai ex deboli,
hanno sorpassato l’Italia in vari settori. Nel 2007 il Mezzogiorno ha
registrato un’occupazione a crescita zero, a fronte di un aumento dell’1,4%
al Centro-Nord. Allo stesso tempo il tasso di disoccupazione reale al Sud è
oltre il 28% (6,9% nel Centro-Nord).
Ciò nonostante, continua il trend degli anni scorsi che vede calare il
numero dei disoccupati: -66 mila al Centro-Nord e -101 mila al Sud. Ma il
cauto ottimismo che potrebbe derivare da questo dato è subito stroncato
dalla considerazione che una quota consistente di disoccupati esce dalle
statistiche non perché abbia trovato un lavoro, ma perché ha smesso di
cercarlo. In questo caso si parla di «inoccupati» e lo scorso anno al Sud
sono aumentati di 147 mila unità.
Sicilia, Puglia, Campania e Calabria registrano i più bassi tassi di
occupazione femminile in Europa (sotto il 30%), distanti di quasi 10 punti
dalle regioni più arretrate della Grecia e della Spagna e di quasi 20
dall’Est europeo. Altra piaga è quella del lavoro nero, che riguarda circa
un lavoratore su cinque (19,2%), a fronte del 9,1% delle regioni
centro-settentrionali. Agricoltura, commercio, industria e servizi i settori
dove il sommerso è prevalente. Maglia nera alla Calabria, che nel 2007
registra 2,6 lavoratori irregolari su 10. Il rischio di povertà riguarda la
metà delle famiglie monoreddito residenti al Sud (al Nord è il 28%).
Nel 2005 il 18% delle famiglie meridionali ha percepito meno di 1000 euro al
mese e il 20% ha guadagnato tra 1000 e 1.500 euro mensili. Esistono famiglie
in cui non ci si può permettere un pasto adeguato tre volte a settimana (10%
sul totale meridionale), né riscaldare sufficientemente l’abitazione (20%) o
comprare vestiti necessari (28%). Quasi il 20% delle famiglie meridionali
nel 2005 ha avuto periodi in cui non poteva acquistare medicinali. Diventa
chiaro così come mai il flusso di emigrazione da Sud a Nord non sia mai
cessato. Negli ultimi 10 anni, oltre 600mila persone hanno abbandonato il
Mezzogiorno per trasferire la residenza al Centro-Nord.