Valducci (Pdl) “Consultare i sindacati? Roba vecchia”
ROSARIA TALARICOROMA Mario Valducci (Pdl), presidente della
Commissione trasporti della Camera, è possibile una mediazione con i
sindacati sul tema della legge delega sugli scioperi?«Partiamo dal
presupposto che quello degli scioperi è un grande problema. Siamo un
Paese anomalo. Le cifre sono iperboliche: 2.625 scioperi proclamati
nell’ultimo biennio, di cui 974 solo nel settore dei trasporti».Tra
proclamare uno sciopero e attuarlo però c’è differenza«Infatti,
questo è ancora più grave. Solo il 50% delle cifre di cui parlavo
prima si traduce in un vero sciopero. Ci vorrebbe un minimo senso
della responsabilità, specie in un anno di crisi come questo».Ma
questi numeri si riferiscono al periodo pre-crisi.«Anche i dati
degli ultimi mesi dicono la stessa cosa. Tra l’altro solo il 5-10%
dei dipendenti partecipa agli scioperi venendo penalizzato dalla
trattenuta dello stipendio. Una grande fetta fa lo sciopero
usufruendo di permessi o ferie. Un intervento era sacrosanto, questo
è un tipo di problema da Terzo mondo. Poi possiamo anche parlare del
metodo».Parliamone.«Se si fa il decreto si urla subito allo
scandalo. Intanto la legge delega non ha niente di poco democratico.
C’è un iter parlamentare che non dura mai meno di 6-9 mesi. Il
parlamento, dopo un’ampia e approfondita discussione, può emanare dei
decreti attuativi vincolanti. Delega vuol dire che ci sono dei
paletti molto stretti per il governo per quanto riguarda
l’applicazione di questi decreti».Ma la consultazione dell’altra
parte in gioco, ossia i sindacati?«Intende dire che ci doveva essere
un accordo preventivo con tutte le sigle sindacali? Si è sempre fatto
così, lo so. Ma è ora di cambiare. Noi siamo innovatori, non mi
sembra che Forza Italia abbia uno spirito conservatore…».C’è chi
paventa rischi di incostituzionalità, per quanto riguarda l’adesione
allo sciopero…«Si tratta di una strumentalizzazione. La
Costituzione garantisce un diritto sempre che non leda quello degli
altri cittadini. Vada a domandare a chi resta bloccato in aeroporto o
in stazione… Tra l’altro, in caso di sciopero, gli urli e le
parolacce se li beccano sempre i dipendenti che sono lì a lavorare e
che dimostrano una grande pazienza. Il mio appello è quello di dire
“guardiamo avanti”. In alcuni sindacati non mi pare che si faccia
così…».Un nome a caso, la Cgil?«Epifani mi sembra il “signor no”.
Percepisco un atteggiamento barricadiero e conservatore. Lo statuto
dei lavoratori risale al 1970. Si può dire che il mercato del lavoro
sia lo stesso nel 2009? Quarant’anni fa eravamo in un altro mondo!Ma
che strumento resta a dipendenti e sindacato se l’azienda non
risponde e non si presenta alle convocazioni?«Bisognerebbe
analizzare caso per caso. Ma non credo ci sia un’impresa che non
voglia valorizzare il proprio personale. Sicuramente è irresponsabile
proclamare 100 scioperi e farne 50».Il dialogo con i sindacati
quando potrà riprendere?«È una necessità sentire i sindacati e
sicuramente verranno ascoltati durante tutto il percorso
parlamentare. Accoglieremo i suggerimenti e modifiche, anzi in parte
lo abbiamo già fatto».