Da Unioncamere un nuovo check-up al mondo del lavoro
La vendetta della sciampista. Magari sarà anche colpa dell?accezione – quasi sempre dispregiativa – usata nei modi di dire, sta di fatto che le shampiste su piazza scarseggiano. A dirlo è una serissima indagine condotta da Unioncamere con il supporto del ministero del Lavoro. La sciampista è in quindicesima posizione nella classifica delle «30 figure elementari low skill più difficili da reperire nel 2009». «Low skill» (in inglese sembra meno brutale) vuol dire con bassa qualifica. E la Lombardia è la regione dove è più difficile trovare questa figura. Sempre per restare in ambito tricologico, in terza e quinta posizione si piazzano rispettivamente l?aiuto parrucchiere e il parrucchiere. Mentre l?installatore di allarmi detiene il primato assoluto con una percentuale di difficoltà di reperimento pari all?86,7%.
La classifica, che indica quali siano le professioni qualificate più richieste, vede in testa gli infermieri (59,9%) seguiti da addetti al marketing, fisioterapisti, programmatori informatici e farmacisti. In pratica i settori su cui conviene puntare se si è in cerca di lavoro sono quello sanitario, energetico e ad alto tasso di innovazione. Sembra una contraddizione, ma nonostante la difficoltà di trovare personale in questi ambiti, le previsioni formulate da 100mila aziende con almeno un addetto dipendente, hanno mostrato una flessione del lavoro dipendente nel privato pari a quasi 213mila unità rispetto a fine 2008 (-1,9%).
Secondo il Centro Studi Unioncamere la fase peggiore della crisi dovrebbe essere passata. Ciò significa che, nelle previsioni degli imprenditori, tra ottobre e dicembre la situazione economica internazionale potrebbe stabilizzarsi e le perdite occupazionali essere contenute in un ulteriore -0,2% (pari a circa altri 22.700 dipendenti in meno rispetto a fine 2008).
E se da un lato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, invita i giovani ad «accettare qualunque tipo di posto di lavoro», dall?altro ha annunciato una più stretta collaborazione con il ministro dell?Istruzione Mariastella Gelmini «per favorire una migliore comunicazione tra lavoro ed educazione, visto che emerge una fortissima carenza nell?orientamento dei percorsi educativi». Nel rapporto infatti viene messa in rilievo l?inadeguatezza «qualitativa» tra il profilo ricercato e l?offerta di lavoro, tanto che le imprese solitamente devono «ripiegare» su candidati con una qualifica diversa o più bassa, da formare in azienda successivamente. Secondo i dati l?occupazione si è ridotta maggiormente al Centro (-2,1% per complessivi 48.570 lavoratori in meno). Mentre il Nord Ovest dimostra di tenere testa alla crisi e registra il calo più basso di occupati (-1,6%).
«Il modello produttivo italiano, contraddistinto dalla presenza della piccola impresa diffusa, profondamente radicata sul territorio ha reso possibile il contenimento della disoccupazione» afferma Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere «e ha una forte valenza di tenuta sociale». In generale, è vero che si fanno meno assunzioni, ma sono più qualificate. Inoltre alla contrazione dei contratti a tempo determinato prevista per il 2009 è associata una ripresa delle assunzioni a tempo indeterminato e dei contratti di apprendistato (soprattutto nei servizi). Ad aver subito i contraccolpi maggiori dalla crisi è stata l?industria manifatturiera, dove le imprese prevedono un saldo fra nuove assunzioni e uscite di personale pari a -102.420 unità (-2,6% rispetto agli occupati a fine 2008). Possibili riduzioni di personale anche per alcune produzioni di punta del made in Italy come la moda, l?arredamento, i beni per la casa e il tempo libero, nei quali la diminuzione dei livelli occupazionali è compresa tra il 2,7% e il 3,5%.