NASCE <>: INSIEME 5 ORGANIZZAZIONI DI CATEGORIA
Commercianti e artigiani
uniti nella superholding
ROSARIA TALARICO
ROMA
L’unione fa la forza. Sarà banale, ma per essere rappresentativi e incidere maggiormente sulle decisioni della politica non c’è niente che funzioni di più. Con questo spirito di unità e di apertura anche a nuovi soggetti è nata «Rete Imprese Italia», una superholding che raggruppa cinque organizzazioni di categoria (Confcommercio, Confesercenti, Cna, Confartigianato e Casartigiani). L’obiettivo è riuscire a dire la propria su temi come la riforma fiscale, il federalismo e la sicurezza sociale. Ma avendo ben in mente fin da subito anche alcune richieste: stop alla tassa-burocrazia, diminuzione della pressione fiscale e un migliore accesso al credito. E di certo i numeri hanno il loro peso visto che Rete Imprese Italia rappresenta 4,2 milioni di imprese (nei settori del commercio, del turismo, dei servizi e delle piccole imprese del manifatturiero e delle costruzioni) e 14,5 milioni di addetti (di cui 9 milioni sono lavoratori dipendenti). Cifre che coprono il 94,7% del tessuto produttivo privato, esclusi il settore agricolo e dei servizi finanziari.
Tutto nasce nel 2006, con il «patto del Capranica»: il teatro di Roma sede di una manifestazione di protesta contro alcune scelte del governo Prodi, allora in carica, che si traducevano in un inasprimento della pressione fiscale e contributiva a carico delle piccole imprese. Il coordinamento informale tra le cinque organizzazioni con il tempo si è trasformato in Rete Imprese Italia, un organismo più strutturato la cui presidenza per i primi sei mesi (poi sarà a turno) è stata affidata a Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. «Il nostro non è un modello “contro” – precisa Sangalli – ma un modello “per”. Di certo vogliamo essere influenti e incidere sulla formazione delle scelte decisive per il futuro del Paese». E il presidente della Cna, Ivan Malavasi conferma: «La nostra associazione è aperta anche ad altri soggetti del mondo agricolo, alimentare e alla stessa Confapi».
Appena nata, Rete Imprese è già «oggetto di attenzione interessata da parte delle istituzioni» assicura Giorgio Guerrini (Confartigianato). E sicuramente la discesa in campo di questa nuova associazione creerà un po’ di scompiglio nell’assetto delle rappresentanze. E il riscontro «istituzionale» non si è fatto attendere. Nel suo messaggio di saluto, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha espresso «apprezzamento per l’iniziativa che pone le premesse per una più efficace interlocuzione con le istituzioni». Per il ministro del Welfare Maurizio Sacconi è un mezzo «attraverso cui l’insieme dei datori di lavoro può consolidare la sua rappresentanza per affrontare le intese riformiste». Mentre per Adolfo Urso, viceministro allo Sviluppo Economico «finalmente le piccole imprese avranno una voce unica per esprimersi». Ricordando le difficoltà di accesso al credito da parte delle piccole imprese, Marco Venturi (Confesercenti) sottolinea le differenze: «Veniamo da storie diverse, ma siamo riusciti ad andare oltre e organizzare le nostre richieste e proposte in modo autonomo». Giacomo Basso di Casartigiani punta invece la propria attenzione su un settore «sempre considerato di serie B dalla politica e dal mondo intellettuale. L’artigianato ha invece tenuto di più e mantenuto i livelli di occupazione nonostante la crisi». Insomma, Rete Imprese nasce per «invertire questa brutta attitudine italiana a risolvere i problemi di minoranze molto ben rappresentate e non delle maggioranze» sintetizza Guerrini. Anche dal mondo dei sindacati apprezzamento unanime per la nascita di questo nuovo organismo.