RIMPASTO – IL GIORNO DEI CAMBI Spettacolo, Tremonti apre la borsa Reintegrati i fondi dopo i tagli della Finanziaria. I sindacati revocano lo sciopero previsto per domani
ROSARIA TALARICO
ROMA
Adesso lo chiamano tutti effetto-Muti. Tutti dicono grazie al maestro che, al contrario del proprio cognome, zitto nel suo colloquio con Giulio Tremonti non lo è stato per nulla. Al punto che il ministro dell’Economia, dopo l’incontro al Teatro dell’Opera della passata settimana, aveva sinteticamente commentato «veni, vidi, capii». I risultati della «comprensione» si sono visti ieri quando Gianni Letta – sottosegretario alla presidenza del Consiglio e appassionato melomane – ha annunciato il dietrofront del governo sui tagli alla cultura e al mondo dello spettacolo. Primo effetto immediato: la revoca dello sciopero di domani di tutto il comparto.
Dopo i tagli in finanziaria e il mancato reintegro col decreto Milleproroghe, il Fondo unico per lo spettacolo (Fus) era passato dai 410 milioni dello scorso anno ad appena 258. Il Fondo alimenta le 14 fondazioni lirico-sinfoniche che rappresentano i teatri italiani di maggior prestigio e tutte le attività di spettacolo, dal cinema alla musica, al balletto. Grazie al decreto legge di ieri adesso se ne aggiungeranno altri 149, più i 26 milioni di cui nei giorni scorsi era stato annunciato il congelamento. Il totale sarà così anche superiore allo stanziamento del 2010.
Il decreto riserva inoltre 80 milioni alla tutela e al recupero del patrimonio storico, architettonico, artistico e archeologico e 7 milioni agli istituti culturali. Stanziamenti aggiuntivi anche per il settore sicurezza con 115 milioni di euro che si aggiungono agli 80 già previsti, per un totale di 195 milioni per i prossimi tre anni, ha annunciato il ministro della Difesa Ignazio La Russa.
Il decreto salva-cultura contiene anche norme straordinarie per il recupero degli scavi archeologici di Pompei: viene adottato un piano straordinario di manutenzione e sono potenziati i poteri di tutela della Soprintendenza, anche attraverso l’aumento del personale tecnico (assunzioni fino a 30 giovani funzionari e più di 50 operai) e l’invio di una task force composta da archeologi, architetti e operai specializzati per realizzare i primi interventi. Abolita anche la tassa di un euro sul biglietto del cinema – che aveva provocato le proteste veementi degli esercenti – per finanziare il credito di imposta per le produzioni cinematografiche che ora viene finanziato in maniera stabile con altre entrate. Come? I fondi per il cinema, come quelli per il Fus arriveranno dall’aumento di 1-2 centesimi delle accise sulla benzina. «Un piccolo sacrificio – dice Letta – che tutti gli italiani saranno lieti di poter fare».
Per il mondo dello spettacolo, insomma, è vittoria su tutto il fronte. Cgil, Cisl e Uil hanno revocato la serrata di teatri e cinema in programma per domani, ma continuano a chiedere una legge che risolva il problema una volta per tutte e una riforma degli spettacoli dal vivo. Plaudono i sovrintendenti italiani da Walter Vergnano del Teatro Regio di Torino a Cristiano Chiarot de La Fenice di Venezia, tirano un sospiro di sollievo a Cinecittà-istituto Luce. Il neo ministro dei Beni culturali Giancarlo Galan sostiene che è «con le idee e con i progetti troveremo i finanziamenti necessari e indispensabili per ridare senso e vitalità alla cultura italiana». Ma dall’opposizione Giovanna Melandri, in passato a capo dello stesso ministero sottolinea come «il problema dell’asfissia delle politiche culturali italiane rimanga del tutto irrisolto».