Rosaria Talarico

"Natural born journalist"


ROSARIA TALARICO
ROMA
Gli italiani saranno pure «brava gente», come diceva il titolo di un famoso film, ma litigano parecchio. Siamo al quarto posto in Europa per numero di contenziosi, quasi 5 mila ogni 100 mila abitanti. Peggio dell’Italia fanno la Russia (che guida la classifica), il Belgio e la Lituania. Le cause pendenti sono in aumento: si è passati dai 4,6 milioni del 2007, ai 4,8 del 2008, ai 5 milioni del 2009. Il dato dello scorso anno è ulteriormente in crescita (5,6 milioni al 30 giugno). E, nonostante la produttività dei magistrati italiani sia tra le più alte d’Europa, risulta insufficiente a smaltire il lavoro. È così che si arriva ad avere cause civili che durano 845 giorni (2 anni e 4 mesi) per la sola sentenza di primo grado. Tempi che si allungano quando si passa al processo di appello (altri 1.163 giorni) e in Cassazione (1.195 giorni in più), per un totale di circa 3.203 giorni in media. Ma ora, per le parti, sarà possibile «anziché trovarsi davanti a un giudice per nove anni, chiudere la vertenza con una stretta di mano, grazie a un mediatore professionale, in 120 giorni» ha affermato ieri in una conferenza stampa il ministro della Giustizia, Angelino Alfano.
È infatti entrato in vigore il decreto che rende obbligatoria la mediazione (finora facoltativa) in diversi ambiti: diritti reali, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, risarcimento danni per responsabilità, colpa medica, diffamazione a mezzo stampa, contratti assicurativi, finanziari o bancari. Mentre slitta al 2012 l’obbligatorietà della mediazione anche per liti condominiali e risarcimenti danni da incidenti stradali.
I cittadini potranno comunque decidere di far ricorso al tribunale qualora non si arrivasse alla conciliazione entro i quattro mesi prefissati. La novità ha messo subito sul piede di guerra gli avvocati. «È certo che l’entrata in vigore della normativa sulla mediazione determinerà il caos nel settore della giustizia civile» sostiene Maurizio de Tilla, presidente dell’Organismo unitario dell’avvocatura (Oua). Contro la legge 200 mila avvocati sono scesi in sciopero da mercoledì scorso fino a oggi. De Tilla denuncia inoltre il «rifiuto ancora una volta al dialogo» da parte del ministro della Giustizia. Che considera invece la mediazione «un modello che ha avuto successo in tanti altri Paesi d’Europa ed abbiamo il sostengo di categorie quali i commercialisti, Confindustria e Camere di commercio. Auspichiamo di poter raccogliere già nel primo anno dei frutti con il calo di cause che entrano in tribunale». Di tutt’altro avviso Lorenza Morello, presidente dell’Associazione Avvocati per la mediazione (Apm) che rappresenta oltre 2 mila legali favorevoli allo strumento della mediazione: «la conciliazione non è vessatoria perché non c’è squilibrio tra le parti. L’unione europea è da dieci anni che incita a seguire procedimenti stragiudiziali, mentre l’Italia è costretta a pagare multe salate a causa delle lungaggini giudiziarie».
Gli organismi di conciliazione già operativi sono 630 («non c’è una sola provincia d’Italia che veda scoperta la propria zona», ha detto Alfano invitando a consultare l’elenco sul sito internet www.giustizia.it). Mentre la Morello invoca un inasprimento dei controlli sull’efficienza e serietà dei mediatori per impedire una «dequalificazione della nostra professione, un rischio che non possiamo correre». I cittadini invece forse riusciranno ad evitare il rischio (ad oggi una certezza) di aspettare dieci anni per mettere un punto alle proprie vicende giudiziarie. In mediazione stat virtus?
Domande

Rosaria Talarico

Rosaria Talarico

Giornalista professionista, è laureata in Scienze della Comunicazione presso l'Università La Sapienza di Roma con una tesi sulle tecniche di intervista. Collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani (L'espresso, La Stampa, Il Foglio, Il Corriere delle Comunicazioni, Economy) occupandosi di vari settori. Scrive articoli di economia, finanza, cronaca, politica, esteri, media e tecnologia. Nel 2007 ha vinto la sezione giovani del premio Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) con il reportage sul precariato nel mondo della scuola pubblicato dal quotidiano La Stampa. In passato ha lavorato per Milano Finanza (Class Editori) e il settimanale Il Mondo (Rcs), nelle redazioni di Roma e Milano. Nel 2008 ha fatto parte dell'ufficio stampa del Ministero dei Trasporti. In precedenza, sempre nell'ambito degli uffici stampa, ha lavorato per le Camere di commercio italiane all'estero e per la società aeronautica Aérospatiale Matra Lagardère Internationale (ora Eads).

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