GENOVA, DONATO FRATTO È STATO ARRESTATO MENTRE STAVA PER IMBARCARSI PER LA SARDEGNA Il boss delle ‘ndrine svizzere tradito dal motoraduno Era con la moglie e altri 80 «bikers» di un motoclub del Cantone San Gallo
ROSARIA TALARICO
ROMA
Si può essere latitanti e avere un profilo su Facebook, la vetrina per eccellenza? Sì, a quanto pare. Donato Fratto, esponente della ndrangheta calabrese residente in Svizzera, sul più famoso social network ha tanto di profilo con il suo vero nome e la foto. Ma da ieri avrà qualche problema ad aggiornare il suo «status», come si dice nel gergo, perché i carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria lo hanno arrestato al porto di Genova. Nell’immagine del profilo ha l’aria meno torva della foto diffusa dai militari. E rivela la passione che lo ha tradito. Fratto infatti sorride compiaciuto, appoggiato alla sua Honda Goldwing color verde smeraldo: una moto da turismo che pesa mezza tonnellata. E con un prezzo altrettanto pesante, visto che può arrivare a costare 25 mila euro. E proprio a cavallo della Honda, mentre attendeva assieme alla moglie di imbarcarsi per la Sardegna, è stato fermato dai carabinieri reggini supportati dai colleghi di Genova. Uno stile da «Easy Rider» agli antipodi rispetto alla prudenza e alla frugalità di Bernardo Provenzano che non usava il telefono, figurarsi Facebook. La caratura criminale naturalmente non è comparabile con quella del capo mafia siciliano. Fratto era una sorta di ufficiale di collegamento tra i «locali» svizzeri (le unità territoriali della ndrangheta) e quelli della Germania. Sul suo capo pendeva un’incriminazione per associazione a delinquere di tipo mafioso ed era ricercato nell’ambito dell’operazione Crimine 2, scattata lo scorso marzo. Nessuno tra gli investigatori ha cercato di diventare suo amico su Facebook. Le indagini hanno puntato invece a un monitoraggio delle frontiere e dei collegamenti con la Sardegna, una volta appurato che quella era la destinazione di oltre 80 motociclisti elvetici. Fratto si era infatti iscritto attraverso un sito internet a questa sorta di gita organizzata da un moto club di San Gallo, il cantone in cui viveva. Una leggerezza non ritenuta tale da Fratto, che pensava di essersela cavata. Tra la frontiera italiana e quella svizzera non ci sono controlli. E d’altra parte chi avrebbe mai fermato una mandria di ottanta centauri? Nessuno. Infatti i militari hanno atteso il momento dell’imbarco per far scattare le manette. Le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria avevano evidenziato il ruolo di Fratto, quale «anello di collegamento fra il locale di Frauenfeld, capoluogo del Cantone Turgovia, e i locali tedeschi di Singen e Radolfzell». Il suo nome, infatti, era emerso durante l’inchiesta «Crimine» che nel luglio del 2010 aveva portato all’arresto di oltre trecento persone, evidenziando le ramificazioni della ‘ndrangheta sia in Lombardia che all’estero. Nella parte pubblica del profilo di Fratto è possibile scoprire altre curiosità: ha letto Cuore, il libro strappalacrime di Edmondo de Amicis; se trovasse materiale pedopornografico su Facebook lo segnalerebbe alla polizia postale, ama le Harley Davidson, oltre le Honda e considera Barbara D’Urso una «sciacalla».