DOPO I DISAGI E LE LUNGHE CODE AGLI SPORTELLI Poste in tilt, la Procura apre un?inchiesta Richieste di danni per milioni di euro Il servizio torna alla normalità
ROSARIA TALARICO
ROMA
La task force di 130 informatici messa a disposizione da Ibm per ripristinare il servizio probabilmente non basterà a scongiurare una richiesta danni milionaria da parte di Poste italiane. E d’altra parte la società guidata da Massimo Sarmi rischia a sua volta di dover sborsare 1,5 milioni di euro di sanzioni per interruzione del servizio universale, secondo quanto affermato ieri dal ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani.
Intanto la procura di Roma ha aperto un’inchiesta sui blocchi e i ritardi registrati nei giorni scorsi negli uffici postali di tutta Italia. Al momento non ci sono indagati, né ipotesi di reato. Ma si attende un accertamento della polizia postale per escludere la possibilità intrusioni illegali al sistema informatico, da parte di qualche hacker. Il procuratore aggiunto Nello Rossi, responsabile del pool che si occupa dei reati informatici, ha parlato di un atto dovuto.
Da Poste escludono minacce esterne. Oggi è prevista una riunione del consiglio di amministrazione in cui, oltre all’eventuale contenzioso con Ibm, si decideranno modalità e importi degli indennizzi per le migliaia di utenti che hanno subito disagi restando in coda per ore agli sportelli.
Da ieri la situazione sta tornando alla normalità. Sono state eseguite oltre 8,9 milioni di operazioni postali e finanziarie. Nel dettaglio, sono state circa 290 mila le pensioni pagate e oltre 2 milioni i bollettini di conto corrente accettati. Poste italiane ha ripristinato l’operatività di tutti i 14 mila uffici postali, che sono rimasti aperti anche oltre i normali orari per garantire lo smaltimento degli arretrati. Domani i rappresentanti di Poste incontreranno tutte le associazioni dei consumatori, che sono già sul piede di guerra. «Il governo – chiede Elio Lannutti, capogruppo di Italia dei valori al Senato ed ex presidente dell’Adusbef – deve garantire subito il risarcimento agli utenti, vittime di un’architettura di software voluta da Poste che da tempo procura grandi disservizi, e prorogare alcune scadenze fiscali, quali ad esempio l’Ici, per evitare che oltre al danno si aggiunga la beffa degli interessi moratori». Il problema è nato da un malfunzionamento dei cervelloni centrali di Ibm, la società che si è aggiudicata la gestione informatica del servizio postale italiano. «Allora con quale criterio l’amministratore delegato Massimo Sarmi ha gestito la gara di assegnazione dell’appalto per l’informatizzazione degli uffici postali?» chiede Lannutti, «un criterio ben strano se c’è stato un solo partecipante, appunto l’Ibm, che si sarebbe aggiudicata una megacommessa da 150 milioni di euro applicando peraltro alla sua offerta un gentile ribasso del 4%».