Il polemista Sgarbi ?Già in collegio ho rifiutato il principio di autorità?
ROSARIA TALARICO
La vis polemica fa parte del suo personaggio quanto gli occhiali. Così Vittorio Sgarbi accetta di ragionare sulle pulsioni. Dal punto di vista di chi non si preoccupa di regolarle. Prima fra tutte quella all’autoesaltazione: «Ho anticipato questo studio del Censis, che vale per i più giovani. Certo, sono un profeta in questa materia, le mie violenze verbali sono ormai epocali».
La crescente sregolazione delle pulsioni: un segnale preoccupante o una liberazione?
«È come nei ?regni individuali? di Filippo Martinez, ognuno è re e non c’è nessuno a cui obbedire. È una forma di anarchia o di monarchia individuale. Ho letto “L’esistenzialismo è un umanismo” di Sartre a 13 anni. L’essenza precede l’esistenza. Se manca l’essenza, ognuno si fa l’esistenza come vuole, con proprie gerarchie e priorità. Durante il collegio ho rifiutato il principio di autorità e scelto una trasgressione programmatica».
La trasgressione è per tutti?
«Dire è trasgredire. Vale soprattutto per gli artisti, che sono tali perché non seguono i predecessori. Una guida è tale perché dubita delle altre guide, diceva Brecht. È un principio estetico che ho sempre tenuto come riferimento: mandare a fare in culo senza distinzioni di opportunità o di persona. Una delle formule è: nessuno è indegno della mia ira, perché non mi incazzo solo quando è necessario o ne ho un vantaggio».
Il Censis parla di pulsioni da allentamento delle regole.
«Si assiste ad una riduzione del ?timor dei?, non c’è più un’autorità a cui si debba rispondere sul piano morale o civile. Non c’è una preoccupazione di una punizione divina che si manifesta con terremoti e alluvioni».
E gli eccessi sessuali?
«Nella sfera sessuale i comportamenti risultano estranei alla consapevolezza del peccato. L?ho spiegato al vescovo di Caltanissetta che mi rimproverava: se puoi fare l’amore e non lo fai, è quello il peccato: non farlo. Lui mi rispose che “Dio soffre”. Dio non può essere così insensato».
Come è finita?
«Il vescovo è morto dopo un mese. Forse avevo turbato troppo i suoi principi. Ma non c’è più un dogma o una verità rivelata che non si possa contraddire».
Pure le donne: la coazione al consumo senza desiderio.
«Da Oscar Wilde a Re Lear la frase è toglietemi il necessario, ma lasciatemi il superfluo, che dà più soddisfazione. Anche l’atto gratuito ha le sue soddisfazioni. Non è un istinto, è una sfida.
E arriviamo alla pulsione all’apparenza del corpo.
«Se si può raggiungere forza e bellezza con un intervento chirurgico, perché non farlo, se porta ad avere maggiore coscienza di sé?».
Salviamo le pulsioni, dunque?
«Ogni regola è un errore. In quanto pulsioni, non vanno regolate. Occorre un razionale rispetto della propria bestialità, va tutelata dalla ragione».