Le coop: 800 milioni di tagli? “Su di noi cifre di fantasia”
ROSARIA TALARICO
ROMA
Quanto taglieranno alle coop? Sette-ottocento milioni di euro come spera (e dice) il governo o solo poche decine di milioni come sostengono le associazioni del settore? Anche su questa voce d’entrata della manovra-bis è giallo. «Circolano tabelle non corrette e sovrastimate e per di più risalenti agli anni precrisi, dunque alla preistoria». Luigi Marino, presidente di Confcooperative e portavoce dell’Alleanza delle cooperative italiane a nome di Rosario Altieri, presidente Agci e Giuliano Poletti, presidente Legacoop replica così al possibile provvedimento fiscale a carico delle cooperative previsto nella manovra finanziaria. Ma fare chiarezza sui numeri è un’impresa tutt’altro che semplice.
Le cifre in mano al governo risalgono al 2008, anno in cui fu istituita una commissione voluta da Tremonti a scopo di verifica fiscale per censire i regimi speciali, tra cui rientrano anche le cooperative. La prima contestazione riguarda proprio l’accuratezza della rilevazione. Ad esempio, rientrerebbero nell’imponibile cifre non dovute come i ristorni che sono già tassati in capo ai soci e il 3% degli utili che le cooperative hanno l’obbligo di versare per legge ai fondi e quindi non devono essere tassati. Capire quanto tutto ciò incida in termini assoluti resta complicato, perché bisognerebbe poter scomporre i dati.
Il mondo della cooperazione è molto variegato: si va dalle cooperative sociali che sono completamente esenti alle cooperative agricole che sono esenti all’80% a quelle di consumo che sono esenti al 45%. Il punto è che finché non saranno depositati gli emendamenti corredati da una relazione tecnica, sarà difficile avere dati certi su cui ragionare invece di stime.
L’Alleanza delle cooperative parla di «numeri di fantasia» e per ora si limita a ribadire che gli anni 2009, 2010 e 2011 segnano un fortissimo ridimensionamento della redditività delle coop. E quindi una caduta verticale del gettito per lo Stato. Confcooperative stima per il 2011 un 70% in meno di redditività perché tutti gli sforzi imposti dalla crisi sono stati concentrati nella salvaguardia dell’occupazione. Delle 83 mila imprese cooperative il 72% sono microimprese e il 75% di esse è sotto la soglia minima di capitali prevista per le società a responsabilità limitata, cioè sotto i 10 mila euro di capitale. Per Poletti, il regime fiscale vigente «non è un’agevolazione, ma un sistema che permette a queste imprese di concorrere all’economia del Paese». La riduzione di questi benefici fiscali sarebbe una goccia nel mare della manovra finanziaria, al massimo una sessentina di milioni di euro, non in grado di fare la differenza per risistemare le casse statali.
L’altro timore riguarda i tagli disposti per gli enti locali che porteranno ad acuire «gli annosi ritardi di pagamento della pubblica amministrazione. E nonostante ciò le cooperative continuano ad essere in prima linea, tra l’altro, nell’assicurare i servizi di welfare e alla persona».