Accelerata della Cgil “Il 6 settembre sciopero generale” Il segretario Camusso brucia i tempi, ma si ritrova isolata
La Cgil brucia i tempi delle procedure interne e a sorpresa proclama per il 6 settembre lo sciopero generale contro la manovra economica del governo, varata a metà agosto. E questo per fare in modo che l’agitazione coincida con la discussione del provvedimento al Senato, alla ripresa di settembre. Lo sciopero sarà di otto ore, con manifestazioni articolate a livello territoriale. Il sindacato guidato da Susanna Camusso avrebbe dovuto decidere dopo la riunione del direttivo Cgil del 30 e 31 agosto. Ma la segreteria aveva già un mandato dal direttivo dello scorso luglio. E su questa base si è deciso di giocare d’anticipo. Le modalità dello sciopero e le proposte della Cgil alternative alla manovra del governo saranno illustrate più in dettaglio dal segretario generale Camusso nella conferenza stampa prevista per questa mattina di fronte al Senato, in coincidenza con un presidio del sindacato contro la manovra «iniqua e sbagliata del governo».
L’accelerazione della Cgil viene letta da Cisl e Uil come un’inutile forzatura, l’ennesimo strappo, un nuovo intralcio lungo il cammino del ripristino di relazioni a tutti gli effetti unitarie. «Siamo di fronte all’ennesimo sciopero generale proclamato dalla Cgil in solitaria: non produrrà alcun effetto se non di far perdere un po’ di soldi ai lavoratori», è il commento del segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. Sulla stessa linea il leader della Cisl Raffaele Bonanni che si chiede a cosa serva «questo sciopero generale, che non è generale perché non vi partecipano tutti, ma di una parzialità che è sempre più parzialità». Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl lo ritiene «dannoso in una fase storica alquanto debole e critica per l’economia del nostro Paese, pur rispettando l’autonomia di ogni sindacato». Unica voce concorde in ambito sindacale è la Fiom, il cui leader Maurizio Landini parla di una risposta «rapida e giusta, che è solo l’inizio di una mobilitazione straordinaria che deve andare avanti», sottolineando che il sindacato di Corso Italia è compatto sulla decisione dello sciopero.
Sul fronte politico il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi considera l’iniziativa «ingiustificabile, nel contesto che viviamo è straordinariamente contraddittoria con l’esigenza di sostenere la crescita, la produzione e l’occupazione. La conflittualità appartiene al tempo in cui si produce ricchezza. Ma rispetto la volontà di una grande organizzazione». Per il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone si tratta di «un’evidente prova di irresponsabilità, che separerà la Camusso non solo dagli altri leader sindacali ma dal buon senso della stragrande maggioranza degli italiani». Stesso giudizio per il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. Mentre per il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, «la politica deve adoperarsi affinché le ragioni della protesta vengano risolte a monte». Sostegno per una «scelta giusta e sacrosanta – da parte di Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista – diamo il in nostro pieno appoggio a questo importante appuntamento di lotta».
La mobilitazione della Cgil è per una «completa bocciatura» della manovra, perché non viene destinata alcuna risorsa né alla crescita, né all’occupazione, mentre i redditi e i consumi dei cittadini continuano a ridursi. Altra scelta contenuta nella manovra e fortemente criticata dal sindacato di Corso Italia è quella di spostare o accorpare alla domenica le festività civili e laiche: «significherebbe colpire l’identità e la storia del nostro Paese». Per questo motivo la Cgil ha deciso di lanciare una petizione popolare a difesa delle feste della Liberazione, del Lavoro e della Repubblica su cui, al momento, sono state raggiunte quasi 16 mila firme.