LA CRISI I PROVVEDIMENTI Le privatizzazioni Immobili e imprese sul mercato per tagliare il debito In vendita anche le controllate degli enti locali Dal mattone 15 miliardi di ricavi entro il 2014
ROSARIA TALARICO
ROMA
La linea di intervento è la numero tre. Titolo: «Una finanza pubblica sostenibile». Due gli obiettivi: il taglio del debito pubblico e il pareggio di bilancio che il governo Berlusconi promette di raggiungere entro la metà del 2012.
Per arrivare a tanto il menù prevede, come è ovvio che sia, un robusto pacchetto di dismissioni e la riapertura del dossier delle privatizzazioni. Che sarà affidato ad un comitato creato appositamente, diluendo di fatto i poteri che su materie di questo tipo di norma dovrebbe essere in capo al Tesoro.
Prima mossa tagliare il debito. Entro il 31 dicembre 2011, «il governo affiderà l’elaborazione di un piano organico per l’abbattimento del debito attraverso anche le dismissioni ad una commissione ristretta di personalità di prestigio, in collaborazione con gli enti territoriali e con le principali istituzioni economiche e finanziarie nazionali ed internazionali». Ovviamente, in cima alla lista ci saranno prima di tutto i beni immobili, ma non bisogna nemmeno escludere che per fare cassa lo Stato si decida a mettere sul mercato un po’ dei suoi gioielli di famiglia, non tanto le quote che detiene in colossi come Eni, Enel e Finmeccanica, che certamente troverebbero diversi compratori anche in un mercato depresso come quello attuale, e che in base alle ultime stime di mercato valgono tutte assieme all’incirca 17 miliardi di euro. Ma certamente nella pletora infinita di società non quotate in Borsa e che vanno dalle Poste alla Rai, dal Poligrafico alla Sace, dalla Cassa depositi a Fintecna ed il cui valore totale supera i 27 miliardi di euro. Farà cassa lo Stato, ma dovranno farlo anche gli enti locali, visto che «previa intesa con la Conferenza Stato-Regioni» anche Comuni, Province e Regioni dovranno a loro volta definire «con la massima urgenza» un programma di privatizzazioni delle loro aziende controllate.
In attesa che le privatizzazioni possano tornare in auge il secondo punto d’attacco della manovra taglia-debito già dalle prossime settimane prevede l’avvio di un robusto piano di dismissioni sulla falsa riga del progetto già illustrato a fine settembre dal ministro Tremonti in occasione della mega-convention tenutasi al Tesoro. Rispetto ai piani definiti appena venti giorni fa, che parlavano di 5 miliardi di deficit in meno entro il 2015 (ma sommando alle cessioni anche i minori costi di gestione, l’aumento dei rendimenti delle concessioni e le dismissioni degli enti locali), il nuovo progetto è più ambizioso perché punta a raccogliere 5 miliardi all’anno nei prossimi tre anni.