Si punta al prelievo sulle “baby-pensioni” E i sindacati insorgono Il governo potrebbe far slittare il ddl stabilità previsto per il 15 ottobre
ROSARIA TALARICO
ROMA
Se non la salvezza, almeno un aiuto potrebbe arrivare dalla proposta di prelevare l’1% della pensione di coloro che sono usciti dal lavoro con meno di 50 anni di età. Sono 500 mila i baby pensionati degli anni Settanta, andati in pensione in un’età in cui adesso si è disoccupati o, se va bene, precari. Ritirati dal lavoro a 30-35 anni e con poco meno di 15 anni di contributi versati. Con la crisi e i tempi grami per la previdenza, un tale lusso è sembrato intollerabile e i tecnici del governo hanno pensato che da qui si potrebbe attingere per recuperare una parte dei soldi della manovra, visto che i ministeri sembrano essere sordi alla parola «tagli». La misura porterebbe risparmi per poche decine di milioni di euro, ma darebbe un contributo per uscire dall’impasse in cui si trova il governo. Potrebbe infatti slittare il via libera in Consiglio dei ministri al ddl stabilità (la ex Finanziaria, così come modificata dalla riforma del bilancio), la cui approvazione è prevista entro il 15 ottobre di ogni anno. Tra i motivi del possibile rinvio, la necessità di approvare il provvedimento contemporaneamente al decreto sviluppo (il cui varo è stato annunciato per il 19-20 ottobre) e il braccio di ferro tra il Tesoro e gli altri dicasteri sui tagli da 7 miliardi. Infatti, dopo una settimana dalla scadenza del termine, non sono pervenute le proposte dei ministri sulla ripartizione dei tagli. Il prelievo sulle baby pensioni sarebbe un modo per evitare un ennesimo condono. Ipotesi promossa nei giorni scorsi dal capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ma che ha fatto alzare la tensione nel Pdl per poi finire stoppata (almeno ufficialmente) dal governo. Le baby pensioni costano allo Stato circa 9,5 miliardi di euro l’ anno. Di cui una grossa fetta riguarda ex lavoratori del pubblico impiego (7,4 miliardi). I baby pensionati ricevono in media una pensione lorda di circa 1.500 euro al mese. Cifre di tutto rispetto, considerando che mediamente incassano la pensione per più di 30 anni e avendo versato pochissimi contributi (il rapporto è che si incassa minimo tre volte quanto è stato versato). Il 65% delle pensioni concesse sotto i 50 anni è concentrato al Nord. Al primo posto c’ è la Lombardia con 110.497 baby pensioni e una spesa di 1,7 miliardi. A seguire si trovano Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. Nel provvedimento allo studio del governo, il contributo di solidarietà sulle baby pensioni toccherebbe in particolare i dipendenti pubblici. Di ipotesi «inaccettabile e impraticabile» parla lo Spi-Cgil che ricorda come si tratti di una misura che «non ha niente di equo» e che colpisce pensionati che hanno assegni molto bassi e che ormai sono molto oltre i 60 anni. Ma ci sono anche baby pensionati famosi come Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, andato in pensione da magistrato a 44 anni (oggi ne ha 60) e che incassa 2.644 euro lordi al mese. O la moglie di Umbero Bossi Manuela Marrone, andata in pensione come insegnante a 39 anni.