LE MISURE La nuova liberalizzazione parte dagli orari dei negozi Entro quattro mesi non avranno più vincoli. Più poteri delegati all?Antitrust
ROSARIA TALARICO
ROMA
Vere liberalizzazioni o specchietto per allodole (europee e non)? È un capitolo sensibile quello sulle liberalizzazioni. Tra i punti che l’Italia si è impegnata a rispettare nella lettera consegnata da Silvio Berlusconi all’Unione europea, le liberalizzazioni occupano un posto importante. In concreto si tratterebbe di imprimere una spinta al processo e di dare contemporaneamente maggiori poteri all’Antitrust.
«Entro il primo marzo 2012 – si legge nella missiva – saranno rafforzati gli strumenti di intervento dell’Autorità per la concorrenza per prevenire le incoerenze tra promozione della concorrenza e disposizioni di livello regionale o locale. Verrà generalizzata, la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali in accordo con gli enti territoriali». Altri punti riguardano l’introduzione a livello nazionale di sistemi di garanzia per la qualità dei servizi nei comparti idrico, dei rifiuti, dei trasporti, locali e nazionali e delle farmacie comunali. Sempre per la tutela della concorrenza nel campo dei servizi pubblici locali è scritto che non sarà «possibile attribuire diritti di esclusiva nelle ipotesi in cui l’ente locale affidante non proceda alla previa verifica della realizzabilità di un sistema di concorrenza nel mercato, ossia di un sistema completamente liberalizzato».
Le reazioni da parte dell’opposizione e delle associazioni dei consumatori non si sono fatte attendere. «Solo fumo e niente arrosto sul capitolo delle liberalizzazioni» sintetizza Antonio Lirosi, responsabile consumatori e commercio del Pd. Lirosi è uno che se ne intende, visto che proprio lui aveva lavorato alle «lenzuolate» liberalizzatrici di Pierluigi Bersani, quando era ministro dello Sviluppo economico. «Senza alcuno scrupolo, si fanno passare per nuovi interventi norme parziali e inefficaci già archiviate – prosegue Lirosi – oltre che provvedimenti nei quali la stessa maggioranza non ha mai creduto. Il governo Berlusconi, da tre anni al servizio di lobby e corporazioni per smontare alcune liberalizzazioni del passato, da qualche mese ha cambiato direzione per le pressioni europee, ma ha già sprecato il decreto legge sullo sviluppo di maggio e le due manovre estive sui conti pubblici per fare seriamente interventi di liberalizzazione». Sulla stessa linea le associazioni dei consumatori. Per Lorenzo Miozzi, presidente del Movimento consumatori si tratta di una «vera e propria burla, visto che l’analisi del provvedimento dimostra che non si sta liberalizzando niente, con la speranza che a Bruxelles se ne accorgano». Da qui all’analisi delle «finte» liberalizzazioni il passo è breve. Ad esempio sulle aperture nei giorni festivi dei negozi, che sono già realtà nelle città turistiche. Stesso discorso per quanto riguarda i carburanti: «l’acquirente unico all’ingrosso favorirebbe l’indipendenza dei distributori finali dai produttori, che sono quelli che di fatto determinano il prezzo alla pompa dei carburanti – continua Miozzi – Il governo dapprima aveva fatto proprie queste misure, poi le ha tolte nell’ultima versione del nuovo decreto sullo sviluppo e ora non le ha menzionate nella lettera».
Per entrambi i veri interventi per favorire la concorrenza sarebbero la liberalizzazione dei servizi postali, della vendita dei farmaci pagati dai cittadini, dei trasporti, la separazione della rete di trasporto del gas e la disciplina dei conflitti di interessi nei cda di banche e assicurazioni.