Rosaria Talarico

"Natural born journalist"

IL CASO Gli operai ?invisibili? sono oltre due milioni: boom di donne al Sud Fenomeno in lento calo, allarme su agricoltura ed edilizia


Il lavoro nero è leggermente diminuito nel corso dell?ultimo ventennio, ma continua a costituire una bella fetta dell?economia italiana. Gli occupati dipendenti non regolari (quelli cioè che lavorano senza il rispetto delle norme fiscali e contributive) pesavano sul totale per il 15% nel 1991, vent?anni dopo siamo scesi all?11%. Nel settore agricolo le percentuali sono più marcate: si è passati dal 53% di non regolari del 1991 al 43% del 2010. Difficile ma non impossibile scattare una fotografia del fenomeno. Esistono stime affidabili, nonostante l?ovvio problema di fornire numeri in un ambito che per definizione è «sommerso» e non misurabile con estrema precisione. Secondo l?Istat nel 2010 i lavoratori in nero erano oltre due milioni pari appunto all?11%. Ed in media, lo rivelano inchieste della magistratura e blitz degli ispettori dell?Inps e dell?Inail, le paghe orarie arrivano anche a toccare i 2 euro l?ora, a volte anche meno quando a prestare le braccia sono immigrati.
Il settore in cui si concentrano maggiormente è l?agricoltura (43%), seguito con un certo distacco da quello delle costruzioni (13%). Il valore dell?economia sommersa è di oltre 275 miliardi di euro, stima un recente rapporto elaborato dal ministero dell?Economia, ed è dovuta per il 37% proprio al lavoro non regolare. Nel 1991 gli irregolari erano quasi 2,5 milioni scesi nel 2010 a quota 2,1. Nel settore tessile (lo stesso in cui lavoravano le donne rimaste uccise dal crollo della palazzina a Barletta) si è passati dai 73 mila irregolari del 1991 ai 45 mila dello scorso anno. L?ultimo rapporto dell?Inps (riferito al 2010) snocciola altre cifre sul lavoro nero: oltre 88 mila ispezioni nelle aziende che hanno portato alla scoperta di 67.955 posizioni aziendali irregolari con 12.550 lavoratori irregolari e 65.086 totalmente in nero.
«Ci vorrebbe un?attività mirata di repressione con misure in grado di sostenere e stabilizzare l?emersione – spiega Claudio Treves, coordinatore del dipartimento mercato del lavoro della Cgil -. Il lavoro nero è strutturalmente parte dell?economia italiana. Al Sud due donne su tre non cercano nemmeno lavoro, sono il 66%. È un?approssimazione statistica del peso rivestito dall?economia sommersa. Ma nella manovra del governo i tagli hanno colpito proprio l?attività ispettiva. Ed è una follia».
Nei primi sei mesi dell?anno sono stati accertati dall?Inps 345 milioni di euro di contributi non versati nel corso di oltre 30 mila ispezioni, che hanno portato alla scoperta di 29 mila lavoratori in nero. Geograficamente, il classico schema che vede le regioni del Nord e del Centro comportarsi meglio di quelle del Mezzogiorno è pienamente rispettato. La quota di lavoro irregolare al Sud infatti è più che doppia rispetto al Centro-Nord.
In un?audizione presso la Commissione parlamentare di vigilanza sull?anagrafe tributaria il presidente dell?Istat, Enrico Giovannini sosteneva che «il fenomeno del lavoro nero, privo di contribuzione sociale e di garanzie assicurative, è diffuso a livello europeo ma in Italia assume forme e connotazioni tali che le azioni di contrasto, per essere efficaci, devono operare in più direzioni». Treves sottolinea invece come uno dei primi atti del governo Berlusconi sia stata la soppressione della tracciabilità dei pagamenti (ma che verrà reintrodotta fra tre anni) «mentre l?attuale ministro del Lavoro sostenne che si attentava alla privacy dei cittadini quando si tentò la via dell?interconnessione delle banche dati per sconfiggere il fenomeno del lavoro nero».
Il ricorso al lavoro irregolare, con il conseguente risparmio in termini di imposte e contributi, accontenta tutti: risulta conveniente sia per le imprese che per le famiglie (nella loro veste di datori di lavoro che impiegano colf o badanti). Se si pensasse al lungo periodo i benefici sarebbero evidenti: aumenterebbe il gettito fiscale e si ridurrebbero i sussidi di tipo assistenziale. E in alcuni casi, si salverebbero anche vite umane.

Rosaria Talarico

Rosaria Talarico

Giornalista professionista, è laureata in Scienze della Comunicazione presso l'Università La Sapienza di Roma con una tesi sulle tecniche di intervista. Collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani (L'espresso, La Stampa, Il Foglio, Il Corriere delle Comunicazioni, Economy) occupandosi di vari settori. Scrive articoli di economia, finanza, cronaca, politica, esteri, media e tecnologia. Nel 2007 ha vinto la sezione giovani del premio Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) con il reportage sul precariato nel mondo della scuola pubblicato dal quotidiano La Stampa. In passato ha lavorato per Milano Finanza (Class Editori) e il settimanale Il Mondo (Rcs), nelle redazioni di Roma e Milano. Nel 2008 ha fatto parte dell'ufficio stampa del Ministero dei Trasporti. In precedenza, sempre nell'ambito degli uffici stampa, ha lavorato per le Camere di commercio italiane all'estero e per la società aeronautica Aérospatiale Matra Lagardère Internationale (ora Eads).

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