Nessuno sconto ai lavori usuranti I sindacati chiedono modifiche Sul piatto l?anticipo fino a tre anni dei requisiti di accesso al pensionamento
ROSARIA TALARICO
ROMA
L’aridità del gergo tecnico previdenziale li definisce lavori «usuranti». Ma resta difficile intuire dietro questo aggettivo la fatica di minatori, palombari, addetti alla catena di montaggio o ai cassoni di aria compressa. E faticoso è stato anche l’iter legislativo che ha portato a riconoscere uno «sconto» per consentire ai lavoratori di queste particolari categorie di andare in pensione tre anni prima. Con la riforma previdenziale appena varata dal governo però il traguardo agognato si sposta ancora in avanti. I sindacati non ci stanno e chiedono di conservare la possibilità di anticipo fino a tre anni dei requisiti di accesso al pensionamento. E rilanciano con la richiesta di prevedere un aggiornamento della normativa sui lavori particolarmente faticosi e pesanti, ampliando la platea dei potenziali beneficiari. Ma quali sono questi lavori? Si va da chi lavora in serre o celle frigorifere a chi lavora in galleria, cava o miniera; dai lavori ad alte temperature alla lavorazione del vetro cavo; dall’asportazione dell’amianto ai conducenti di mezzi pesanti per il trasporto pubblico.
Secondo una stima del ministero del Lavoro, i potenziali beneficiari sarebbero oltre 10.300 nel 2011, che salgono a circa 11mila nel 2013. Ci sono inoltre circa 10mila persone che avrebbero già maturato i requisiti nel 2010 e 8.700 che li avrebbero maturati nel 2009. Il 2011 diventa quindi un anno critico perché potenzialmente i lavoratori potrebbero essere oltre 28mila e quindi il rischio dell’insufficienza della copertura finanziaria è molto concreto. «Purtroppo è vero, i finanziamenti sono limitati e bisogna attenersi a un criterio di priorità – spiega Giuliano Cazzola, vicepresidente commissione Lavoro – con la riforma si allontana il loro punto di riferimento per la pensione e c’è inoltre una disparità visto che lo sconto dei tre anni vale solo per i dipendenti e non per i lavoratori autonomi. Diverso il caso di particolari categorie che hanno tutele antecedenti come il personale di volo, i marittimi, gli autoferrotranvieri, i militari e i vigili del fuoco. Tutti hanno nei loro ordinamenti requisiti più favorevoli, che sono rimasti».
Il segretario generale della Cgil Susanna Camusso sostiene che la cancellazione delle quote «mette in discussione anche la normativa raggiunta con il governo Prodi sui lavori usuranti» il cui pensionamento appare ora slegato da ogni meccanismo. Vera Lamonica, segretario confederale Cgil per il welfare ricorda la lunga trattativa per arrivare alla definizione di una normativa sui lavori usuranti: «Con la manovra c’è un ulteriore appesantimento perché si alza l’età anche per loro e va ampliata la platea dei beneficiari che è stata ristretta troppo». Una partita non facile secondo Cazzola che a titolo di esempio cita i camionisti «quasi tutti autonomi e che sulla base degli andamenti demografici muoiono prima e non sono tutelati. Se si apre, è difficile non farlo anche per gli autonomi».