LA CRISI LE LIBERALIZZAZIONI ?Niente articolo 18 fino a 50 dipendenti? La bozza: solo se c?è una fusione di aziende. Ma il governo smentisce
ROSARIA TALARICO
ROMA
Mario Monti definisce «ampio» il prossimo provvedimento sulle liberalizzazioni. E «ampie» sono le proteste che suscita prima ancora di venire alla luce. Ieri le polemiche hanno lambito Palazzo Chigi: una bozza è stata smentita da un comunicato. Eppure il menù del testo circolato tocca tutti i punti dei quali si parla in questi mesi: carburanti e saldi liberi, aumento del numero delle farmacie. Ma la ragione della smentita è probabilmente in una novità che ha irritato i piani alti delle organizzazioni sindacali: la modifica dell?articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sui licenziamenti per motivi economici. L?articolo 3 del testo recita più o meno questo: in caso di fusione fra imprese con 15 o meno dipendenti (già escluse dalla norma del 1970) l?esclusione dall?articolo 18 sarebbe garantita anche in futuro; basta non superare, fondendo le aziende, i cinquanta addetti.
La bozza prevede anche che i benzinai siano liberi di rifornirsi dove i carburanti costano meno, di vendere nei distributori giornali, sigarette e alimentari e di riscattare, da soli o in cooperativa, gli impianti dove lavorano. Si tratta in pratica di un allentamento del vincolo di esclusiva che lega gestori e compagnie. La bozza prevede inoltre il trasferimento di parte dei poteri Antitrust a Palazzo Chigi (dove il sottosegretario Catricalà è l?ex presidente dell?Autorità) per quel che riguarda i mercati locali. Finora le differenti normative delle regioni rendevano di fatto impossibile le ingerenze. Nella bozza è invece previsto un intervento diretto della presidenza del Consiglio in caso di regole locali in contrasto con la tutela e la promozione della concorrenza a livello nazionale. Ad occuparsi della materia sarebbe un apposito ufficio di Palazzo Chigi. Assumendosi il nuovo ruolo di garante sugli enti locali, il governo affiancherebbe così l?azione dell?Antitrust.
Nel frattempo a muoversi è proprio l?Antitrust: ieri ha avviato un?istruttoria «per verificare se 12 Ordini degli avvocati stiano ostacolando l’esercizio della professione in Italia da parte di colleghi qualificati in un altro Stato dell?Unione europea». Nel mirino sono gli Ordini di Roma, Milano, Chieti, Latina, Civitavecchia, Tivoli, Velletri, Tempio Pausania, Modena, Matera, Taranto e Sassari. L?istruttoria è scattata dopo la segnalazione di alcuni colleghi che hanno ottenuto l?abilitazione in Spagna e altri Paesi comunitari. In buona sostanza, a questi ultimi sarebbe stata impedita l?iscrizione in una sezione speciale degli stessi Albi.