Dossier/ Strumenti di sostegno Boom di cassintegrati con la crisi Lo Stato ha speso 80 miliardi
ROSARIA TALARICO
ROMA
Escludendo le famiglie, che passano per essere l’ammortizzatore sociale principe, negli ultimi sei anni sono stati spesi 80 miliardi euro per gli strumenti di sostegno al reddito dei lavoratori. Più della metà di questa cifra, 54 miliardi, è stata impiegata tra il 2009 e il 2011, gli anni della crisi economica. Il numero di lavoratori protetti in questo periodo è passato dai 2,5 milioni del 2006 agli oltre 3,8 milioni del 2011, con un picco di 4,2 milioni nel 2009. Tra il 2009 e il 2011 in media sono stati tutelati dal sistema di protezione sociale 4 milioni di lavoratori l’anno (che vuol dire un dipendente su quattro). Numeri in netta crescita. «Ecco come la crisi ha fatto allargare la platea dei beneficiari di tutte le varie forme di aiuto che il sistema degli ammortizzatori offre» spiega Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, che su questo tema ha appena pubblicato uno studio.
Rientrano tra gli ammortizzatori sociali la cassa integrazione guadagni (ordinaria e straordinaria), i contratti di solidarietà, l’indennità di disoccupazione e l’indennità di mobilità. Se la difficoltà aziendale è congiunturale si applicherà la Cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo, 80% delle retribuzioni, con un tetto fissato periodicamente dall’Inps). Se è strutturale la misura da adottare sarà la Cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) che viene concessa alle attività industriali con più di 15 dipendenti e alle imprese commerciali sopra le 200 unità. Nel caso di una situazione strutturale irreversibile si avrà la mobilità.
La cassa integrazione permette di avere la busta paga per oltre tre anni in un quinquennio, senza però mettere piede in azienda e senza avere un nuovo lavoro. Di norma una parte consistente degli ammortizzatori è pagata dalle aziende (in particolare la cassa ordinaria e straordinaria, 1,9-2,2% del monte retribuzioni lordo). Lo Stato ha però integrato le risorse spese negli ultimi sei anni (80 miliardi) con 30 miliardi soprattutto per consentire la cassa in deroga, che con l’esplodere della crisi è stata estesa non solo nel tempo a settori un tempo non coperti come il commercio, i servizi e le imprese artigiane. Un contributo che, col tempo, è lievitato anno dopo anno: si è passati infatti dai 514 milioni di euro integrati dalla collettività nel 2006 agli oltre 9,3 miliardi del 2011 (oltre la metà dei 17,9 miliardi spesi per gli ammortizzatori sociali nell’anno). «La sofferenza dei conti – sottolinea la Uil – deriva ovviamente dalla violenza della crisi e anche dal necessario allargamento della cassa in deroga a imprese e settori che storicamente non hanno mai contribuito».
La cassa in deroga viene sostenuta interamente dalla fiscalità generale (per questa aziende e lavoratori pagano contributi, così come accade per la cassa ordinaria e straordinaria) è costata 1,5 miliardi solo nel 2011 (713 milioni nel 2009, 1,46 miliardi nel 2010).