L?esperto di Nomisma ?Abbiamo un sistema di approvvigionamento troppo poco flessibile?
ROSARIA TALARICO
ROMA
D avide Tabarelli è il presidente di Nomisma Energia, società specializzata nell?analisi dei mercati energetici. Cosa pensa della decisione di riattivare le centrali a olio combustibile?
«A causa delle temperature di questi giorno la domanda è molto alta. Da qui l?esigenza del comitato di cercare di ridurla, dove c?è flessibilità. Le centrali a olio combustibile sono state chiuse quasi tutte per effetto delle liberalizzazioni».
Adesso tornano utili?
«Qual era la società che si poteva permettere degli impianti a olio? I serbatoi andavano puliti, alle macchine andava garantita una manutenzione e uno stoccaggio per le riserve. Quindi sono stati smantellati tutti per evitare questi costi. Ne sopravvivono tre o quattro in tutta Italia e ne servirebbero di più, specie nell?area padana dove i consumi sono maggiori. Il nostro è un sistema molto poco flessibile, dal punto di vista energetico».
Perché?
«Non sono state previste alternative più efficienti e nessuno ha mai obbligato a tenere aperti questi impianti. È un sistema a bassa capacità, una volta si stoccavano parecchie scorte di combustibile presso le centrali, adesso non è più così. Chi costruisce le centrali dà per scontato che dal tubo esca sempre il gas. Non si preoccupa se poi nei fatti non è così».
Altra decisione è stata quella di interrompere le forniture ai clienti industriali, dove previsto dalle clausole contrattuali.
«Non si tratta di grandi volumi. Se l?industria consuma in questi giorni 50 milioni di metri cubi al giorno, avremo 4-5 milioni in meno. Questa potrebbe essere l?entità della riduzione. Il grosso della domanda è invece nel settore riscaldamento dove non si può ridurre. Nel gennaio 2006 abbiamo avuto una emergenza simile, anche se non dovuta a un aumento della domanda (le temperature erano nella norma), ma a un calo dell?offerta dall?estero. Per farvi fronte si decise di abbassare la soglia dei gradi per riscaldare gli ambienti nelle città. Nei condomini si scese di un grado, dai 21 standard a 20».
Sono previsti aumenti per il gas o l?energia elettrica, a causa del freddo?
«Ci sarà qualche maggiore costo, ma assolutamente trascurabile per l?utente. Nel 2006 l?emergenza gas durò 50 giorni e costò in totale 250 milioni di euro. Una cifra irrisoria se spalmata su tutti i metri cubi consumati (circa 80 miliardi)».
La situazione attuale è comparabile?
«Sì e possiamo permetterci di spendere anche il doppio o il triplo. Il problema è che non c?è sufficiente flessibilità, sia nel senso dell?approvvigionamento che nella capacità di stoccaggio. Siamo l?unico Paese al mondo che dipende in maniera così massiccia dal gas importato per la produzione di energia elettrica».