Carcere e multe salate per i vandali dell’arte
Si chiama delitto di danneggiamento ed è lo strumento legale con cui si cercherà di rendere la vita più dura a vandali e imbrattatori di monumenti. Come promesso dal ministro per i Beni culturali, Giancarlo Galan (dopo l’arresto di uno squilibrato che si era accanito su uno dei mascheroni della fontana del Moro a piazza Navona, staccato a colpa di sanpietrini) l’argomento è finito sul tavolo del Consiglio dei ministri. Il risultato è il via libera a un disegno di legge che conferisce al governo la delega a riformare la disciplina sanzionatoria in materia di reati contro il patrimonio culturale.
L’introduzione di nuove figure di reato prevede il danneggiamento, l’imbrattamento ed il deturpamento di beni culturali o paesaggistici, punito con reclusione da uno a sei anni (invece che dai sei mesi ai tre anni, com’è attualmente) e la considerazione dello stato di flagranza quando la documentazione fotografica ne denunci inequivocabilmente l’autore. Ma nel disegno di legge si punta anche a contrastare le gravi tipologie di crimini nel settore: furti di beni culturali a carico di enti pubblici e privati, chiese, biblioteche ed archivi, scavi clandestini e contraffazioni di beni. Sono previsti un inasprimento delle pene, l’allungamento dei tempi di prescrizione e la procedibilità d’ufficio. A subire un giro di vite saranno anche le esportazioni illecite e le violazioni in materia di scavi archeologici. Il ddl è stato presentato su proposta anche del ministro della giustizia, Nitto Palma.
Dopo l’episodio di piazza Navona, era stato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ad invocare pene più severe e una maggiore azione repressiva per queste tipologie di reato. Così a stretto giro sono arrivati i ringraziamenti al ministro Galan «per aver raccolto il nostro appello, con la presentazione del disegno di legge a sua firma approvato in consiglio dei ministri. Quanto accaduto a Piazza Navona ci ha mostrato che il danneggiamento delle opere d’arte deve essere considerato un reato grave perché si tratta di un danno non solo contro il nostro patrimonio ma anche contro la civiltà del nostro Paese e in generale contro l’umanità, e pertanto merita l’arresto». Anche Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha definito il provvedimento molto importante, così come il ministero per i Beni culturali è «uno dei ministeri chiave per lo sviluppo del nostro paese. Nella valorizzazione dei beni culturali sta forse la ragione principale dello sviluppo, della crescita che tanti vanno inseguendo non si sa dove né come. Il patrimonio culturale in molte città non è né tutelato né valorizzato, ma quasi sopportato».
Ma quali sono in dettaglio i cambiamenti? Innanzitutto gli strumenti di indagine, che permetteranno ai carabinieri di agire sotto copertura per contrastare il delitto di uscita o esportazione illecite di beni di rilevante valore culturale (con multe che vanno da 10 a 30mila euro). Agli ufficiali di polizia giudiziaria del nucleo specializzato nella tutela del patrimonio culturale sarà inoltre permesso di creare siti civetta su internet per simulare acquisti e contrastare in maniera più efficace il traffico illecito. Vita dura anche per i tombaroli, arresto fino a 2 anni per il reato «di possesso ingiustificato di strumenti per il sondaggio del terreno o di apparecchiature per la rilevazione dei metalli all’interno di siti di interesse archeologico».