IL CASO Al Sud novemila stagionali Forestali, truppe fantasma che si occupano di giardini IL CONTRATTO Al lavoro per 51, 101 o 151 giorni: poi sono in disoccupazione
F u il re di Sardegna, Carlo Felice di Savoia, a istituire il Corpo
forestale dello Stato nel 1822. A giudicare dalle polemiche (scoppiate
praticamente insieme agli incendi in Sicilia e Calabria) potrebbe sembrare
che l’efficienza sabauda si sia persa un po’ per strada. In realtà, la prima
distinzione da fare è quella tra due diversi eserciti. Quello del Corpo
forestale che è una forza armata (una polizia ambientale, per meglio dire),
composto da 8.500 uomini e ampiamente sotto organico, e quello degli operai
forestali stagionali, che dipendono dalle Regioni e sono un numero
variabile. Comunque troppo alto. Tanto da essere indicato da più parti come
una forma di assistenza sociale (contro emigrazione e lavoro nero) più che
un lavoro di prevenzione degli incendi o bonifica del territorio. Ci sono
poi le cinque regioni a statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Val d’Aosta,
Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia): ognuna ha un corpo forestale
autonomo.
Quello italiano ha un costo del personale di circa 15 milioni di euro
(stipendio medio lordo di 1.700 euro mensili). Da anni i concorsi per
accedervi sono bloccati. Secondo Alfredo Milazzo, responsabile della
Divisione III (che si occupa di protezione civile e antincendio boschivo)
l’organico dovrebbe almeno raddoppiare. Oltre alle guardie forestali in
divisa ci sono anche i ruoli tecnici, altrettanto preziosi, come agronomi,
ingegneri e geometri. La carenza di personale è evidente al Nord durante gli
incendi invernali (meno noti, ma non meno distruttivi degli estivi) che si
sviluppano in quota e vedono il Piemonte primo in classifica con 323
incendi. Seguito da Lombardia e Veneto. Ed ecco la prima scoperta. In queste
regioni gli operai stagionali non esistono. «Le strutture antincendio sono
differenziate – spiega Milazzo – al Nord il braccio operativo è il
volontariato che coinvolge migliaia di persone. In Piemonte ci sono 4 mila
volontari, in Liguria 2 mila». Il corpo forestale è tanto abituato al lavoro
in tandem con i volontari che li addestra fornendo loro l’attrezzatura
necessaria (circa 1.500 euro a persona). Al Sud sembrerà una bestemmia: fare
i volontari per un lavoro per il quale si può essere pagati! Sicilia e
Calabria sono il regno degli operai forestali. «Negli anni ’80 in Calabria
erano circa 35 mila – racconta Marco Lion, membro dei Verdi e presidente
della Commissione agricoltura alla Camera – spesso era l’unico lavoro
possibile per gran parte della popolazione. Ora sono molto calati». Siamo
sulle 9 mila persone. Con stipendi che vanno da 800 euro per l’operaio
comune fino a 900 -1.100 per uno specializzato. Li chiamano cinquantunisti,
centounisti, centocinquantunisti. A seconda del numero dei giorni (51, 101 o
151) in cui lavorano. Il resto dell’anno è coperto dalla disoccupazione, con
cifre che vanno da 1.500 a 4 mila euro annui. Ora per la maggior parte sono
stati assunti a tempo indeterminato con contratto di lavoro
idraulico-forestale dall’Afor (Azienda forestale regionale) e costano circa
240 milioni di euro. Il problema è che pochissimi si occupano di incendi o
della pulitura del sottobosco: in massa sono dirottati verso la cura del
verde pubblico (giardini di ospedali e dei comuni). In Sicilia la situazione
è identica. Anche più ipertrofica visto che gli stagionali sono 35 mila, di
cui 7 mila per l’antincendio.
«Da due anni non ci sono più nuove immissioni» assicura Salvatore Cuffaro.
Per il presidente della Sicilia hanno svolto bene il loro lavoro, in questi
giorni. «Sono i terreni dei privati a bruciare per incuria dei proprietari.
L’area del demanio della regione vittima di incendi è pari al 5%». Il
problema è che in generale le regioni non sono molto attive contro i roghi.
«Pochi comuni hanno il catasto incendi o l’accesso al nostro Sim, il sistema
informativo della montagna – spiega Cesare Patrone, capo del Corpo forestale
– non si può essere inerti e aspettare i Canadair, che costano e sono
inutilizzabili se c’è molto vento».