Uckmar: ?Condoni e scatole societarie sono una rovina? Decano dei tributaristi
ROSARIA TALARICO
ROMA
P rofessor Victor Uckmar, decano dei tributaristi italiani, cosa ne pensa delle proposte in materia di contrasto all’evasione fiscale inserite nella manovra-bis?
«Io sono una sorta di Giano bifronte: riconosco come sacrosanto il diritto dello Stato a percepire delle tasse, ma tengo in egual conto la tutela giuridica del cittadino vessato da un fisco che non opera in modo corretto».
Si è parlato di diverse misure: innalzamento dell’Iva, tassazione delle società di comodo, ecc. Cosa sarebbe più efficace a suo giudizio?
«È ancora tutto molto vago. Si scatenano le lotte di classe, di categorie e di fazioni e ognuno cerca di prevalere sull’altro. Ad esempio, sull’aumento dell’Iva al 21% i sindacati sono contrari. Inoltre è inutile accanirsi sui beni di lusso. Il vero problema non sono le società di comodo intestatarie di yacht o immobili che di fatto non producono reddito. Ma le società di capitali utilizzate per mascherare consulenze e proventi di intermediazione. “Scatole” usate solo per eludere la tassazione personale. Per questo bisognerebbe intervenire sulla trasparenza. In modo che la tassazione avvenga per trasparenza in quota ai soci e non in capo alle società».
Come giudica l’ipotesi di un eventuale condono fiscale o edilizio?
«È un provvedimento nefasto. Ha il solo effetto di indurre all’evasione e di attestare l’incapacità dello Stato a fare il suo dovere nell’incamerare i tributi. Mi auguro che la minaccia di carcere non sia il preludio per giustificare un ennesimo condono. Sarebbe una rovina ancora una volta».
La tracciabilità è un altro sistema per evitare l’elusione delle tasse e il lavoro in nero.
«Questa è una proposta che mi trova assolutamente d’accordo. Dico anzi che la soglia dei 2500 euro è eccessivamente alta e bisognerebbe scendere a mille. Così potrebbero essere rilevati tutti i pagamenti in nero che sono un’abitudine per tutti noi. Tutti siamo evasori perché quasi nessuno pretende fattura dovendoci pagare l’Iva. Nessuno la riceve e nessuno la vuole, in fondo».
Per quanto riguarda la pubblicazione delle dichiarazioni dei contribuenti?
«Mettere in piazza i dati mi sembra inutile ai fini della deterrenza. Si tratterebbe solo di una lista di chi ha fatto il proprio dovere. Piuttosto andrebbe pubblicato l’elenco di chi ha subito accertamenti in via definitiva per dichiarazioni mendaci. Lì forse le razioni sarebbero differenti?».
C’è poi il discorso del federalismo.
«È assolutamente controproducente affidarsi ai Comuni per gli accertamenti. Già in passato gli esiti sono stati fallimentari. Quanti comuni hanno un ufficio tributi attrezzato per trovare gli evasori? Gli accertamenti poi finiscono annullati perché non adeguatamente supportati da un punto di vista tecnico. La fiscalità dei Comuni è stata smontata in precedenza e sarebbe forse più utile che gli enti locali trovassero nel federalismo una spinta a gestire con più efficienza le risorse e a trovarne in maniera autonoma. Così forse verrebbero smantellate centinaia di società, quelle sì di comodo per tutti i politici trombati».