Unifil, trent?anni di missione di pace in Medio Oriente Il contingente italiano dal 2006 a oggi ha già subito una forte riduzione di uomini e mezzi L?INIZIO Nell?82 con l?invio di elicotteri l?esordio nelle missioni estere
La presenza militare dell’Italia in Libano risale agli anni Ottanta con gli elicotteri di Italair, nucleo storico che rappresenta la più antica missione italiana all’estero. Rispetto a un anno fa il numero di soldati italiani è calato di molte unità, passando da 2500 a 1780 militari. La riduzione è stata in parte dovuta all’avvicendamento al comando della missione Unifil (United nations interim force in Lebanon), trasferito dall’Italia alla Spagna: il generale Alberto Asarta lo scorso anno ha preso il posto del generale Claudio Graziano, a cui l’Onu aveva prolungato il mandato per ben tre volte.
Unifil è la missione Onu nata trent’anni fa, dopo la guerra del 1982, con lo scopo di far cessare le ostilità tra Israele e Libano ed ha ripreso vigore dopo l?invasione del 2006 da parte di Israele per fermare le ostilità da parte degli Hezbollah. Sono 29 le nazioni che vi partecipano, tra cui la Tanzania, il Nepal, il Ghana e la Cina. Attualmente è presente in Libano la brigata «Pozzuolo del Friuli», a cui si avvicenderà a breve la brigata Aosta di stanza in Sicilia. Il comandante del contingente nazionale e del settore ovest di Unifil è il generale di brigata Guglielmo Luigi Miglietta. Il comando ha sede nella base «Millevoi» di Shama (prima era a Tibnin), mentre altre unità di manovra italiane sono suddivise tra le basi di Ma’ Araka, Al Mansuri, Zibqin, Bayyadah e Hariss.
L’Italia ha rappresentato da anni il primo Paese contributore alla missione come numero di uomini. In totale Unifil conta oltre 12 mila militari impiegati nelle operazioni. La componente dell’aviazione dell’esercito italiano (la task force Italair, composta da elicotteri AB-212 e basata a Naqoura) è alle dipendenze dal Comandante di Unifil ed ha compiti di evacuazione sanitaria, ricognizione, ricerca e soccorso e collegamento. Il principale impegno della missione – così come previsto dalla risoluzione Onu numero 1701 – è quello di garantire che l’area a sud del fiume Litani (una volta chiamato Leonte, da cui deriva il nome dato a tutte le missioni italiane che si sono succedute nell’area) sia sgombra da armi. Altro compito delicato è quello di posizionare i «blue pillar» che delimitano la «blue line», una linea di demarcazione (e non un confine vero e proprio) che divide il Libano da Israele.
Nell’ultimo semestre sono state circa 20 mila le attività operative congiunte tra il contingente italiano e le forze armate libanesi. Mentre 465 sono i progetti di cooperazione civile-militare (costruzione di ospedali, scuole e infrastrutture) realizzati dal 2006 ad oggi.