Rosaria Talarico

"Natural born journalist"

PARI OPPORTUNITÀ IL PROVVEDIMENTO DEL GOVERNO L?onda rosa in cda La legge è pronta Un terzo dei consiglieri delle società quotate sarà donna


ROSARIA TALARICO
ROMA
Fra un anno o poco più spunterà qualche tailleur in più in mezzo alle grisaglie d?ordinanza. Le quote rosa nei consigli di amministrazione delle società quotate forse non saranno esattamente di un colore pastello, ma certo la presenza femminile ai vertici delle aziende aumenterà. Per legge. Visto che senza una norma e le sanzioni previste dalla Consob le donne presidenti o membri dei consigli di amministrazione restano una sparuta minoranza. Su 274 società quotate gli uomini che ricoprono una carica sono 4 mila (il 92%), le donne il 7,6%. Tra le trenta società partecipate dal ministero dell’Economia, solo 5 consiglieri su 142 sono donne, il 3, 5%. Il disegno di legge (che ieri aveva subito uno stop in commissione Finanze, a causa del parere contrario del governo) arriverà in aula martedì prossimo per la votazione finale.
In pratica i consigli di amministrazione e gli organi di controllo delle società quotate e delle controllate pubbliche non quotate dovranno essere composti con una percentuale del 20% di donne nel primo mandato (compreso tra il 2012 e il 2015) e andranno a regime con una percentuale di presenze femminili nei board delle società, pari al 33,3%, nel secondo mandato (tra il 2015 e il 2018). Le quote entreranno in vigore dopo un anno dall’approvazione della legge.
Esulta Lella Golfo (Pdl), prima firmataria del ddl che a fine giornata non sa come portar via «la caterva di fiori (rose e orchidee) mandati dalle donne. Adesso tutti dettano dichiarazioni, ma io so quanto ho vissuto la solitudine di questa legge». Ostracizzata da Confindustria, prima ancora che dalla politica. Poi la marcia indietro del governo e l?appoggio dell?opposizione sono stati determinanti. La testardaggine calabra della Golfo ha fatto il resto.
Secondo i calcoli della fondazione Bellisario, di cui la Golfo è presidente, a oltre tre mila donne spetterà il diritto di entrare nei consigli di amministrazione. Unica voce dissonante quella del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi che parla del rischio dei «polli in batteria, quando le cose avvengono in una logica di mercato protetto». Ma che poi non può fare a meno di convenire, visto il ritardo sulla parità nel nostro Paese: «può essere utile forzare le cose». «È un bel modo per celebrare l?8 marzo – per il ministro della Gioventù Giorgia Meloni – ringrazio il governo che ha voluto tener conto dell?ottimo lavoro di maggioranza e opposizione». Mentre di una bella prova di autonomia del parlamento parla Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd: «Abbiamo respinto i tentativi di sterilizzare l?efficacia di questo provvedimento».
Le quote rosa però non saranno eterne: la legge prevede una norma transitoria, valida solo per tre mandati dei cda e dei collegi sindacali. Per quanto riguarda le sanzioni, in caso di inadempienza ci sarà una diffida da parte della Consob a reintegrare il cda o i collegi entro quattro mesi; in caso di ulteriore inadempienza scatteranno diffida di tre mesi e sanzioni pecuniarie (da 100mila a un milione di euro per i cda e da 20mila a 200mila per i collegi sindacali); come extrema ratio, qualora le società non si adegueranno entro i sette mesi concessi dalle due diffide, ci sarà la decadenza del consiglio d’amministrazione o degli organi di controllo.
A sfogliare l?elenco delle società quotate in borsa non si può fare a meno di notare che ad oggi di femminile c?è proprio poco. Anche il nome «Maria», a guardar bene, è associato a nomi di uomini: Giovanni Maria, Enrico Maria e via di questo passo. Negli organi di controllo societari le cose sono leggermente diverse e qualche nome di donna in più spunta tra i sindaci. Quelle che ricoprono il ruolo di presidente o amministratore delegato di solito portano anche il nome dell?azienda di famiglia: da Marina Berlusconi ad Azzurra Caltagirone, da Marta Coin a Elisabetta Falck, da Jonella Ligresti ad Antonella Merloni. Quote familiari, più che quote rosa.

Rosaria Talarico

Rosaria Talarico

Giornalista professionista, è laureata in Scienze della Comunicazione presso l'Università La Sapienza di Roma con una tesi sulle tecniche di intervista. Collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani (L'espresso, La Stampa, Il Foglio, Il Corriere delle Comunicazioni, Economy) occupandosi di vari settori. Scrive articoli di economia, finanza, cronaca, politica, esteri, media e tecnologia. Nel 2007 ha vinto la sezione giovani del premio Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) con il reportage sul precariato nel mondo della scuola pubblicato dal quotidiano La Stampa. In passato ha lavorato per Milano Finanza (Class Editori) e il settimanale Il Mondo (Rcs), nelle redazioni di Roma e Milano. Nel 2008 ha fatto parte dell'ufficio stampa del Ministero dei Trasporti. In precedenza, sempre nell'ambito degli uffici stampa, ha lavorato per le Camere di commercio italiane all'estero e per la società aeronautica Aérospatiale Matra Lagardère Internationale (ora Eads).

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