Rosaria Talarico

"Natural born journalist"

Anche Roma scende a patti con i writers Concessi ai “graffitari” i muri della periferia


Se non puoi vincere il nemico, fattelo amico»: devono aver ragionato così
al comune di Roma. Per cercare di avere la meglio nella battaglia contro il
vandalismo di chi scarabocchia su monumenti e vestigia storiche il comune di
Roma, insieme all’ufficio per il decoro urbano, ha lanciato il progetto
Cromiae, destinato ai writers romani. Sono stati messi a disposizione dei
giovani writers (coloro che fanno i graffiti) dei «muri legali», sui quali
disegnare con le bombolette spray non è reato. Alle crew (le squadre di
writers) resta il compito di dividersi gli spazi. Ci sono poi i «muri
personali», concessi per un periodo di 3 mesi ad un singolo individuo che ne
avrà la gestione. Scaduto il periodo il Comune potrà nuovamente rassegnare
il muro ad un altro graffitaro.
L’obiettivo del progetto è duplice spiega l’assessore alle politiche
giovanili Jean Leonard Touadi: «Ridurre il vandalismo urbano e dare
un’alternativa credibile e non del tutto istituzionalizzata per esprimersi
ai writers che rendono un servizio alla collettività trasformando e
colorando luoghi del degrado, come stazioni e viadotti». La prossima tappa è
una manifestazione internazionale («Cromie The Appetizer») che si svolgerà
il 15 e 16 settembre in via della Stazione Tuscolana, alla quale
parteciperanno una sessantina di writers provenienti da tutto il mondo,
oltre quelli «locali».
Simone Pallotta è un ex writer di 28 anni che produce tag (la firma di ogni
writer) da quando ne aveva 14. Ora collabora con il comune di Roma dopo
essersi laureato in storia dell’arte. Non esattamente il profilo di un
vandalo imbratta-monumenti. E infatti è categorico nella condanna di chi lo
fa. «Non ha senso disegnare su qualcosa è già arte. Chi fa graffiti in
centro senza riflettere è fuori gioco». Simone spiega innanzitutto che
l’ambiente dei writer è eterogeneo: «C’è chi vive per strada e chi ai
Parioli». Lui è figlio di impiegati e grazie a questa sua passione ha
iniziato a guadagnare i primi soldi, «dipingendo serrande e camerette».
Per molti lo spruzzo con le bombolette spray è stato propedeutico al lavoro.
Lo sbocco naturale dei writers è la grafica. «Quasi tutti quelli che
lavorano a Mtv come grafici hanno un passato di graffiti», continua Simone
che ci ha fatto da guida tra i muri «legali» della Capitale. «Ama la
periferia» si legge sulla parete che costeggia un’uscita della tangenziale,
in via dei Prati Fiscali. Simone segnala la particolarità della scritta,
nascosta a tratti dal passaggio delle macchine che sfrecciano davanti a noi,
perché «si tratta di un messaggio». I writers infatti generalmente non
comunicano altro che la propria firma. Ma non si tratta di una forma di
egocentrismo come solitamente si è portati a pensare. «La firma permette la
riconoscibilità e il confronto con gli altri writers. E’ una forma di
comunicazione. Anche se magari non viene capita dagli altri che ci accusano
di arroganza, perché dicono che i muri sono di tutti».
Il rapporto con gli altri cittadini non è sempre facile. «Chi non fa i
graffiti, non li capisce», l’ex writer racconta che quelli che ti mandano a
quel paese dalle macchine sono parecchi. Così come, per fortuna, quelli che
si fermano a chiedere: «Bello, ma che vuol dire?». Già, che vuol dire? Sono
sigle, nomignoli. «Quello che conta è che le lettere siano belle
singolarmente e nell’insieme». L’ex writer, ora trasformatosi in
organizzatore di eventi con la sua associazione Zerouno3nove, fa notare come
il prodotto dei writers non sia arte in senso stretto. In tanto perché non
si può vendere. Poi perché quasi mai si tratta di immagini figurative o di
messaggi. «Quelli erano diffusi negli anni Novanta con finalità politiche da
parte dei centri sociali» continua Simone. Le regole tra le crew sui muri
liberi sono ferree. E prevedono di solito che le scritte più vecchie o
peggio riuscite siano cancellate per prime da nuovi graffiti. E osservando
bene le foto dei murales si scopre che il vero nemico dei writers non sono
tanto le forze dell’ordine, ma cartelloni e manifesti che infestano i muri e
che i ragazzi strappano per poter disegnare.

Rosaria Talarico

Rosaria Talarico

Giornalista professionista, è laureata in Scienze della Comunicazione presso l'Università La Sapienza di Roma con una tesi sulle tecniche di intervista. Collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani (L'espresso, La Stampa, Il Foglio, Il Corriere delle Comunicazioni, Economy) occupandosi di vari settori. Scrive articoli di economia, finanza, cronaca, politica, esteri, media e tecnologia. Nel 2007 ha vinto la sezione giovani del premio Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) con il reportage sul precariato nel mondo della scuola pubblicato dal quotidiano La Stampa. In passato ha lavorato per Milano Finanza (Class Editori) e il settimanale Il Mondo (Rcs), nelle redazioni di Roma e Milano. Nel 2008 ha fatto parte dell'ufficio stampa del Ministero dei Trasporti. In precedenza, sempre nell'ambito degli uffici stampa, ha lavorato per le Camere di commercio italiane all'estero e per la società aeronautica Aérospatiale Matra Lagardère Internationale (ora Eads).

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