SCALATE UNIPOL E I POLITICI L?Ulivo fa quadrato: rinvio a settembre D?Alema: ? Non vedo perché decidere in tre giorni
ROSARIA TALARICO
ROMA
Tutti rimandati a settembre. Massimo D?Alema, Piero Fassino e gli altri (il
diessino Nicola Latorre e i forzisti Salvatore Cicu, Luigi Grillo e Romano
Comincioli) dovranno aspettare di tornare dalle vacanze per sapere se il
parlamento autorizzerà la richiesta del gip di Milano Clementina Forleo ad
usare le intercettazioni che li vedono protagonisti nel processo
Bnl-Antonveneta. «Mi sembra evidente ormai che la decisione sarà presa a
settembre…» è stato l?annuncio di Carlo Giovanardi, presidente della
giunta per le autorizzazioni della Camera. L?organismo parlamentare
continuerà a lavorare anche oggi sulla questione, ma l?aria che tira è che
qualsiasi decisione sarà presa dopo l?estate. Unica eccezione potrebbe
essere fatta per Cicu che chiede di stralciare la sua posizione. «Per
scindere questa situazione» da quella delle intercettazioni di D?Alema e
Fassino che hanno un «altro peso», come chiesto anche dal suo collega di
partito Nino Mormino. Ma Cicu non si illude più di tanto, considerato che il
voto definitivo è stato fissato per il 9 agosto quando la Camera sarà
presumibilmente deserta.
Escluso quindi che oggi ci sia un voto sul rinvio, secondo il deputato della
Margherita Pierluigi Mantini. L?ipotesi maliziosa che circola alla Camera è
che «il blocco dei lavori parlamentari che non ci consentono di continuare a
lavorare come vorremmo», come l?ha definito Giovanardi, sia una precisa
strategia per evitare di rendere palesi le divisioni della maggioranza
sull?argomento. Così l?iscrizione in massa di deputati a parlare (solo otto
ieri mattina) sarebbe servita proprio a creare un sovraffollamento e
scongiurare i voti sicuramente contrari al rinvio di Verdi-Pdci-Prc-Idv.
Difende la scelta dilatoria il deputato dell?Ulivo Lanfranco Tenaglia: «Mica
siamo dei semplici passacarte che appena arriva una cosa la votiamo.
Vogliamo capire e approfondire». E anche D?Alema interviene:««Non c?è nessun
reato ma anche nulla di eticamente riprovevole. In quelle telefonate, due e
mezzo nell?arco di diversi mesi – ha sottolineato D?Alema – ci sono domande
legittime e di buon senso e certo non il concorso in un disegno criminoso.
Nessuna di quelle telefonate attesta che Fassino, D?Alema e La Torre fossero
partecipi di atti illegittimi». D?Alema ha ricordato di aver «già detto di
non essere contrario all?uso delle intercettazioni e di voler collaborare
per fare chiarezza». «Trovo però ragionevole – ha aggiunto – che la Giunta
per le autorizzazioni voglia guardare le carte. Non vedo perchè si doveva
decidere in tre giorni: se c?era tanta fretta, potevano mandare le carte al
Parlamento e non ai giornali».
«Il rinvio a settembre è un errore perché mina la credibilità dei
parlamentari interessati agli occhi dei cittadini che non vorrebbero vedere
adottare due pesi e due misure», è invece la valutazione critica di Antonio
Di Pietro. In giunta ieri si è poi continuato a discutere della proposta
avanzata da Enrico Buemi, responsabile giustizia dello Sdi-Rnp di restituire
le ordinanze al Tribunale di Milano perchè «irricevibili e sbagliate». Il
rinvio stimola i commenti dell?opposizione. «Tutto secondo copione.
Nonostante l?impegno di Giovanardi sul caso Unipol prevale la melina del
centrosinistra» afferma Maurizio Gasparri di An: «Si guadagna tempo per dare
modo all?artiglieria di sparare sulla magistratura». Mentre Pier Ferdinando
Casini, leader dell?Udc ironizza: «Io sono garantista sempre, con Berlusconi
come con D?Alema. Mi dispiace che ci sono alcuni forcaioli con Berlusconi
che oggi improvvisamente diventano garantisti con D?Alema». A rendere
ulteriormente rovente il clima è Clemente Mastella che ha ricordato inoltre
che per le intercettazioni telefoniche lo Stato ha speso in tre anni un
miliardo e 300 milioni di euro.