CONCORRENZA LIBERALIZZAZIONE MANCATA Taxi, la riforma resta a metà Passa il pacchetto ma nessuna rivoluzione: è confermato che sulle licenze decideranno i Comuni
ROSARIA TALARICO
ROMA
Alla fine sui taxi più che una liberalizzazione è stata una marcia indietro. Il testo del decreto legge andrà al voto oggi in aula al Senato, ma di sicuro non contiene né la norma che prevedeva la concessione di licenze stagionali per i tassisti, né lo spostamento di poteri (dai comuni all’Authority sui trasporti) in materia di rilascio di nuove concessioni. Il confronto nella commissione Industria del Senato ha prodotto un nuovo testo che, come prima cosa, conferma la clausola che prevede che le licenze vengano concesse dai sindaci sulla base di direttive della nuova Authority per i trasporti che potrà ricorrere al Tar se i Comuni non applicheranno la nuova normativa. Ma si tratterà di un parere non vincolante. Inoltre non è ancora chiaro il ruolo che l’Authority dovrà avere e c’è chi già esprime la propria insoddisfazione, associazioni dei consumatori in primis.
«Il governo sulle liberalizzazioni fa quel che può – sintetizza Pier Luigi Bersani, segretario del Pd – perché c’è chi preme sull’acceleratore e chi sul freno». Sui taxi è stata fatta una «marcia indietro incredibile, le lobby hanno vinto un’altra volta. Sono molto deluso» si sfoga Pietro Giordano, segretario generale di Adiconsum «un parziale annacquamento c’era già stato qualche settimana fa passando dall’ipotesi del raddoppio delle licenze all’escamotage dell’Authority. La lontananza dalla territorialità dei sindaci poteva dare un minimo di garanzie. Ma senza che il parere sia vincolante, non serve a niente».
Più cauto il leader dei tassisti Loreno Bittarelli: «La votazione deve ancora esserci, anche se pare che sia scontata la decisione finale. Ma indubbiamente è positivo che in commissione si sia trovata questa intesa, rispettosa dell’articolo 118 della Costituzione che prevede che siano i Comuni a decidere in tema di rilascio delle licenze. L’authority ha poteri di monitoraggio e verifica nel rispetto della legge nazionale e comunitaria». Ma accantonata la prudenza iniziale, Bittarelli rilancia sperando di vedere accolte alcune richieste della categoria avanzate in sede di trattativa con il governo: «Chiediamo il riconoscimento come mestiere usurante, lo sgravio dell’Iva per l’acquisto di beni strumentali (cioè la macchina che per il tassista è un costo non scaricabile) e l’acquisto del carburante a prezzi agevolati». Solo, così secondo Bittarelli, sarà possibile ridurre i costi di gestione e arrivare a un contenimento delle tariffe per gli utenti. Giordano considera invece il provvedimento «un’arma spuntata che non dà nessun effetto benefico ai consumatori. I sindaci continueranno a stabilire numero delle concessioni e tariffe, in cambio dei voti assicurati dalla categoria. Cioè continuerà il sistema attuale, purtroppo».
La norma sulla liberalizzazione del settore dei taxi rappresenta «una soluzione equilibrata» e ciò è dimostrato dalle reazioni di segno opposto con le quali è stata accolta, sostiene il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella. Mentre Bittarelli respinge al mittente le accuse di essere una lobby «elettorale». «A Roma i tassisti sono quasi 8 mila, i votanti sono 3, 5 milioni. Ci fa piacere essere considerati così importanti – ironizza il presidente dell’Unione taxi – quando veniamo intaccati nei nostri interessi reagiamo, ma dire che condizioniamo è una forzatura. Se invece si pensasse a una seria politica dei trasporti pubblici, si potrebbe ampliare l’utilizzo del taxi da parte dei cittadini. Oggi lo usa solo tra l’1-2% perché ritenuto un mezzo troppo caro. Ma certo non si può pretendere che le tariffe siano le stesse di un bus».