Rosaria Talarico

"Natural born journalist"

OCCUPAZIONE SERVONO NUOVE RICETTE Lavori occasionali Con il voucher boom di contributi Dal 2008 venduti 28 milioni di buoni prestazione Ora sono validi in tutta Italia per battere il nero


Non sarà la panacea per l’emersione del lavoro nero o sottopagato, ma il sistema dei voucher (i buoni-lavoro) prova a mettere un po’ d’ordine tra le prestazioni occasionali. Dopo una sperimentazione che ha coinvolto alcune regioni, adesso l’acquisto dei voucher è stato esteso a tutto il territorio nazionale e da ieri è possibile procurarseli presso gli sportelli dei 14mila uffici postali d’Italia. I voucher altro non sono che degli assegni (di cui ricordano la forma) utilizzati per retribuire i lavori occasionali e saltuari (come ad esempio quelli agricoli stagionali).
Come funzionano i buoni
Il datore di lavoro può acquistare i voucher in contanti o tramite Postamat, presentando la tessera sanitaria per la verifica del codice fiscale o comunicando la partita Iva. È previsto un limite giornaliero di acquisto di 5 mila euro lordi. Dal giorno successivo all’acquisto, e prima dell’inizio della prestazione di lavoro, il datore di lavoro dovrà comunicare all’Inps il proprio codice fiscale, la tipologia di attività, i dati del prestatore (nome, cognome, codice fiscale), il luogo di lavoro, la data d’inizio e fine della prestazione. Il valore nominale di un voucher è pari a 10 euro. Esiste anche un voucher multiplo del valore di 50 euro, equivalente a cinque buoni non separabili. Il valore nominale comprende la contribuzione in favore della gestione separata dell’Inps (13%), che viene accreditata sulla posizione individuale contributiva del prestatore; di quella in favore dell’Inail per l’assicurazione anti-infortuni (7%) e di un compenso al concessionario (Poste), per la gestione del servizio (5%). Il valore netto del voucher da 10 euro, cioè il corrispettivo netto della prestazione, in favore del prestatore, è quindi pari a 7,50 euro. Il valore netto del buono da 50 euro per il lavoratore, è invece pari a 37,50 euro. Lo scopo dei voucher è quello di facilitare la prestazione regolare di lavoratori impegnati per un periodo di tempo limitato, garantendo la copertura assicurativa e quella previdenziale in modo da rendere i periodi di lavoro, anche se brevi, pienamente riconosciuti ai fini pensionistici.
I committenti (cioè coloro che impiegano prestatori di lavoro occasionale) possono essere aziende, famiglie, privati e imprese familiari. Possono lavorare con i voucher: i pensionati; gli studenti con meno di 25 anni e solo nei periodi di vacanza (mesi di giugno, luglio, agosto, settembre, dicembre e settimana di Pasqua) e il sabato e la domenica; le casalinghe, i disoccupati e chi è in cassa integrazione.
I numeri della sperimentazione
Secondo i dati dell’Inps, dall’agosto del 2008 al 10 gennaio 2012, sono stati venduti un totale di 27,9 milioni di voucher da 10 euro (riconducendo a questo taglio anche quelli da 50 e 20 euro). La quantità maggiore di buoni è stata venduta nel formato cartaceo (25,2 milioni). I voucher telematici sono stati 2,7 milioni. Il Piemonte si piazza al quarto posto, 3 milioni di voucher venduti fino ad ora. La classifica vede il Veneto in prima posizione con 4 milioni, seguito da Lombardia (3,6 milioni) ed Emilia-Romagna (3,1 milioni). Tra i settori dove i voucher sono stati più gettonati spicca l’agricoltura (4,9 milioni), manifestazioni sportive e lavori di emergenza e solidarietà (2,9 milioni) e il commercio (2,7 milioni).
I dubbi dei sindacati
Scettici i sindacati sull’applicazione di questo strumento. Secondo la Cgil ci sono dei rischi che «il lavoro occasionale accessorio finisca per diventare l’ennesima forma di lavoro grigio. Se è vero che questo tipo di contratto potrebbe contribuire a contrastare il lavoro nero in alcuni casi ben specifici, la genericità della legge e alcuni suoi recenti peggioramenti, infatti, aprono le porte ad abusi e ulteriori mascheramenti di lavoro subordinato». Sulla stessa linea la Uil: «è necessario ed urgente che si delimitino il più possibile i confini del lavoro accessorio, perché il nostro mercato del lavoro ha bisogno di dare maggiori garanzie ai lavoratori e non di ridurle».
Colpisce, infine, l’esiguità della contribuzione Inps (13%, addirittura più bassa della contribuzione alla gestione separata Inps). «Con una contribuzione così bassa – prosegue la Cgil – anche laddove il lavoro accessorio potrebbe avere senso è comunque discutibile parlare di reale emersione».

Rosaria Talarico

Rosaria Talarico

Giornalista professionista, è laureata in Scienze della Comunicazione presso l'Università La Sapienza di Roma con una tesi sulle tecniche di intervista. Collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani (L'espresso, La Stampa, Il Foglio, Il Corriere delle Comunicazioni, Economy) occupandosi di vari settori. Scrive articoli di economia, finanza, cronaca, politica, esteri, media e tecnologia. Nel 2007 ha vinto la sezione giovani del premio Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) con il reportage sul precariato nel mondo della scuola pubblicato dal quotidiano La Stampa. In passato ha lavorato per Milano Finanza (Class Editori) e il settimanale Il Mondo (Rcs), nelle redazioni di Roma e Milano. Nel 2008 ha fatto parte dell'ufficio stampa del Ministero dei Trasporti. In precedenza, sempre nell'ambito degli uffici stampa, ha lavorato per le Camere di commercio italiane all'estero e per la società aeronautica Aérospatiale Matra Lagardère Internationale (ora Eads).

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