LA MAGGIOR PARTE DEI REATI RIGUARDA LA GUIDA IN STATO D?EBBREZZA Niente carcere Meglio i lavori socialmente utili Sono sempre più i casi in cui invece dell?arresto si sceglie di approfittare della pena alternativa
ROSARIA TALARICO
ROMA
Al posto del carcere, i lavori utili. A volte alzare troppo il gomito o drogarsi e poi mettersi alla guida di un?auto può costare molto caro; non solo multe salatissime o il sequestro della vettura, ma nei casi più gravi anche l?arresto. L?alternativa alla detenzione, che però non tutti conoscono, passa attraverso un?opera di volontariato non retribuita in favore della società. Un tipo di misura, che tra l?altro consente pure di mantenere pulita la fedina penale, prevista per la prima volta dalla legge sulla droga del 1990 e che ora sta conoscendo un forte incremento. Le persone ammesse ai lavori di pubblica utilità, rivela infatti un?inchiesta del «Redattore sociale», sono state infatti 62 nel 2010 (anno dell?entrata in vigore delle nuove sanzioni del codice della strada), 830 nel 2011 e 1341 solo nei primi 4 mesi e mezzo del 2012, secondo i dati dell?Ufficio esecuzione penale esterna (Uepe) del ministero della Giustizia.
In realtà i numeri rimangono ancora di dimensioni ristrette rispetto alle potenzialità offerte dalla legge. «È una misura che ha stentato a imporsi – spiega Luigia Mariotti Culla, direttore generale dell?Uepe – perché presuppone una competenza specifica anche dei presidenti dei tribunali che devono fare le convenzioni con gli enti territoriali e gli enti di volontariato. Abbiamo fatto due circolari per ricordare ai tribunali questa possibilità e degli incontri con l?ordine degli avvocati. E ora cominciamo a vedere i risultati: nell’ultimo periodo c?è stato, infatti, un vero e proprio incremento di questa misura».
Poche le convenzioni, ma anche poca informazione per una misura che, invece, secondo il dirigente dell?Uepe «va promossa di più, perché ha un grosso rilievo pedagogico». Sono infatti molto frequenti le storie di chi dal volontariato «obbligatorio», si trasforma in un convinto sostenitore della solidarietà. Come Mamadou, 53enne di Brugherio, fermato in auto la sera di Capodanno per aver bevuto qualche bicchiere di troppo, scampato a una multa salata e alla confisca dell?auto grazie ai lavori di pubblica utilità. Dovrà passare 250 ore con gli anziani ospitati nella Casa della solidarietà. È lì da un mese ed è entusiasta. «Mi si è aperta una finestra sul mondo e una volta finito manterrò i rapporti» racconta.
Ma l?applicazione di questa misura alternativa, come segnala il «Redattore sociale», è a macchia di leopardo nelle diverse zone del Paese: il maggior numero di persone ammesse a svolgere sanzioni di pubblica utilità risiede in Piemonte e Valle d?Aosta (398) e in Lombardia (243), seguono la Liguria (104) e la Toscana (98), l?Emilia Romagna (89) e la Sardegna (67). Maglia nera alle regioni del Sud: solo 4 in Basilicata; 6 in Campania; 8 in Calabria e 14 in Sicilia. È nelle regioni settentrionali, infatti, che le persone scelgono di usufruire maggiormente di questo tipo di pena. Ma spostandosi da regione a regione spuntano anche i paradossi. Nella provincia di Milano, per esempio, sono solo 15 (11 associazioni e 4 Comuni), gli enti autorizzati ad accogliere i volontari. Con le liste d’attesa che si allungano sempre di più. Come succede anche a Bologna dove le richieste superano di gran lunga i posti disponibili. A Roma, invece, è principalmente il Comune, che fa la mediazione con gli enti, e a fronte di una convenzione stipulata negli ultimi 5 anni per 450 persone ha avviato ai lavori di pubblica utilità meno di una cinquantina di persone. Per quanto riguarda poi le tipologie di reati, su 1.341 persone che al 15 maggio 2012 hanno svolto lavori di pubblica utilità la maggior parte, ben 884, ha violato il codice della strada, per guida in stato d?ebbrezza o sotto l?effetto di droghe. Ci sono, poi, 19 casi di persone condannate per spaccio e traffico di stupefacenti e altri 10 sempre per reati legati alla droga.