MALASANITÀ DOPO LO SCANDALO Caos Umberto I Sospesi i dirigenti del pronto soccorso La decisione del dg dopo un vertice con la Regione Gli ispettori: 12 criticità nel caso della donna legata
ROSARIA TALARICO
ROMA
Novanta giorni di sospensione dal servizio. Questo il provvedimento disposto dal direttore generale del Policlinico di Roma «Umberto I», Antonio Capparelli, nei confronti del direttore del Dea – Dipartimento emergenza e accettazione, Claudio Modini, e del coordinatore dell’area medica Giuliano Bertazzoni, dopo il caso della donna cinquantanovenne, malata di Alzheimer e lasciata legata in barella in corsia per quattro giorni, in coma, prima di essere trasferita nel reparto di neurologia per le cure del caso.
La decisione è maturata ieri dopo l’incontro alla Regione Lazio, nel quale la presidente Renata Polverini ha convocato i direttori generali degli ospedali capitolini per un vertice sulle carenze e le criticità dei pronto soccorsi romani. «Il provvedimento – ha spiegato una nota della Regione – sarà trasmesso al rettore del Sapienza Luigi Frati, mentre con un successivo provvedimento si provvederà alla nomina di un sostituto del Dea per la durata del periodo di sospensione dei due dirigenti medici».
Dunque, una svolta. Giunta dopo il clamore e le polemiche, e che ancora una volta si sono abbattute sul sistema nazionale sanitario. Quello romano, in questo caso, dove il ministro della Salute Renato Balduzzi ha prontamente inviato gli ispettori del ministero. Che in poche ore hanno stilato un dettagliato rapporto rilevando addirittura «dodici elementi critici» nei confronti del Policlinico universitario romano. Tra questi: il ritardo nella nutrizione della donna e la mancanza di richieste di posto letto per il trasferimento della paziente in una struttura idonea al trattamento terapeutico. Non solo, secondo la relazione degli ispettori ministeriali, «l’organizzazione del Pronto soccorso e dell’unità operativa di medicina d’urgenza appare inadeguata e gli spazi per l’assistenza risultano insufficienti».
Dodici criticità, insomma, che pesano come un macigno. Anche perché, si soffermano i tecnici inviati dal ministro, la paziente – secondo gli accertamenti svolti – sarebbe giunta al Pronto soccorso con codice giallo ma dopo due ore modificato in rosso. Effettuati diversi esami – scrivono gli ispettori – il contenimento degli arti inferiori è avvenuto previa richiesta dei familiari». Fin qui, la relazione sul tavolo di Renato Balduzzi. Quindi, le reazioni. A cominciare dalla Cgil Sanità che punta l’indice contro la riduzione dei posti letto, «basta leggere i dati statistici per rendersi conto di un tragico paradosso: si tagliano i posti letto ma aumentano gli accessi ai pronto soccorsi e diminuiscono i ricoveri». Una stranezza? Certo. Di fatto, però, il professore Fernando Aiuti, presidente della Commissione Politiche e sanitarie del comune di Roma, invita la politica «a non scaricare le responsabilità sui medici», tant’è, spiega che «la situazione dei pronto soccorso a Roma è drammatica da anni e le responsabilità non possono ricadere sui medici. C’è un’abitudine dei pazienti, anche non gravi, di considerare il pronto soccorso come un luogo ove si fa per fare analisi e visite specialistiche anche al fine di accorciare la lista d’attesa». Per il direttore del Dea sospeso Claudio Modini si tratta «di una decisione ingiusta che andrà motivata. Ho sempre fatto tutto quello che era mio dovere. Io ho messo la faccia a difesa del mio ospedale».