?È come una droga mi ha rubato l?anima? Sofia, 70 anni, racconta la sua dipendenza
ROSARIA TALARICO
GENOVA
La chiameremo Sofia, 70 anni, la voce dolce e gentile di una nonna, il racconto pieno di espressioni che userebbe un tossicodipendente: «non puoi farne a meno», «ci sono ricaduta, giuri che sarà l?ultima volta».
Sofia è uno dei membri dei «Giocatori anonimi» di Genova, un gruppo di auto-aiuto come lei stessa lo definisce. Da quanto tempo è in cura?
«Un anno e mezzo circa».
A che cosa giocava?
«Alle slot machine. Sono tutti giochi d?azzardo. La sala corsa, il lotto, il gratta e vinci. Se uno non può smettere, anche il lotto ti rovina con puntate enormi e 3-4 estrazioni a settimana».
Perché ci tiene a puntualizzarlo?
«Di solito nel nostro immaginario il gioco è il casinò. Ma invece è dappertutto: bar, tabaccai, i supermercati».
Qual è la cifra più esagerata che ha perso?
«Non possiamo parlare di cifre, che pure hanno e come un valore! Il fatto più devastante è quello che il gioco procura alla nostra mente e alla nostra anima. Non siamo più le persone che eravamo prima di ammalarci: è una malattia sotto ogni punto di vista».
Perché?
«Non si pensa più a nient?altro che al gioco. Quando perdi e arrivi a casa dici ?da domani non gioco più, basta!?. Ma poi quando ti svegli pensi: ?Bisogna che vada a rifarmi, possibile che ne ho comprati tanti e non ci sia quello giusto??. È una catena».
E come se ne esce ?
«Quando nella testa scatta la consapevolezza dell?abisso in cui siamo precipitati. E i gruppi di aiuto sono la strada che ti aiuta a tenere a bada la malattia. Avevo smesso per nove mesi e per una cosa che non mi è andata bene, ci sono ricaduta. Così ho capito che da sola non potevo farcela e ho chiamato il centralino nazionale dei Giocatori anonimi al 338-1271215. Sono entrata in questa grande famiglia, in cui le esperienze degli altri fanno scuola e riceviamo insegnamenti anche da chi viene per la prima volta».
Come funzionano le riunioni?
«Ogni riunione ti arricchisci. Abbiamo i 12 passi, tratti dalla prassi degli alcolisti anonimi. È un cammino lungo e difficile, c’è chi riesce a farlo senza inciampare, ma bisogna sempre stare all’erta per non ricaderci e pensare a quello che ci ha fatto il gioco».
Cosa le ha fatto il gioco?
«Ti senti svuotata da tutto, non ti importa di dire bugie, di dare dispiaceri. Sei col pensiero dove non dovresti essere: al gioco. Ti isoli in quella che sembra una bolla, che è una bolla di sapone, alla fine».
Come ha iniziato?
«Ognuno ha le sue traversie. Le modalità che ci portano al gioco compulsivo sono infinite come le nostre personalità. A me piaceva giocare a carte. Poi ho iniziato con le slot e per disgrazia ho vinto».
La vincita può essere una sfortuna?
«Certo! Sembra un buon investimento. Poi arriva il momento in cui si perde e da allora cominciano i guai».